Numeri dell'Erasmus dell'Università di Cagliari in crescita, soprattutto per quanto riguarda gli arrivi: sono circa 600, da atenei di mezzo mondo. Per i viaggi in uscita degli studenti sardi l'ateneo del capoluogo è a quota 800: l'obiettivo è quello di ritornare alle cifre pre pandemia e cioè a 1.500. È quanto emerso in Rettorato nel corso della la visita di due ospiti provenienti dall'Université de Kara in Togo: il rettore Kokou Tcharie e il professore Kodjo Eloh, docente di chimica ed ex allievo di UniCA del corso di dottorato in scienze chimiche.
La nuova frontiera è proprio l'Erasmus+ ka 171, lontano dalle classiche rotte dei viaggi di studio. "Con questo nuovo progetto abbiano raggiunto ben 25 Paesi in tutto il mondo - racconta all'ANSA Anna Maria Aloi, responsabile del progetto Erasmus per l'Università di Cagliari - anche con poche mobilità siamo riusciti a creare una rete soprattutto nel bacino del Mediterraneo. Ma quest'anno facciamo tutto Africa: abbiamo dentro Mozambico, è già arrivato uno studente, Ghana, Uganda, Togo, Tanzania. Per un numero di spostamenti che si aggira intorno alle 70 unità. Per il momento stiamo facendo viaggiare soprattutto docenti. Adesso vediamo la risposta degli studenti: sono curiosa di vedere se in questo momento storico ben preciso c'è questa voglia di confrontarsi con questi Paesi. Avevamo anche delle destinazioni bellissime nel bacino del Mediterraneo, ad esempio la Giordania. Ma ora non è prudente".
Per quanto riguarda gli arrivi della misura classica Erasmus, sono numeri che aumentano rispetto al 2019. "Cagliari sta subendo - spiega Aloi - l'effetto del moltiplicatore del turismo: la città ha ormai ha un nome e ha tanti collegamenti aerei, questo spiega l'alto numero di ingressi. Per le uscite contiamo quest'anno, con tutta una serie di azioni nuove che stiamo potenziando, di ritornare ai numeri vecchi. Stiamo cercando di risolvere il problema più grande, quello dell'alloggio a Cagliari. È un problema fondamentale. Una volta risolto quello, secondo me Cagliari diventerà ancora di più una metà molto gradita dagli stranieri, soprattutto dagli spagnoli".
Erasmus sempre in testa: "Un lavoro - spiega all'ANSA il rettore Francesco Mola - iniziato tanto tanto tempo fa, all'inizio in maniera pionieristica sia per chi ha avuto la visione a livello diciamo europeo di lanciare un'idea così brillante ma sia anche per chi ci ha lavorato: non solo i professori del tempo ma anche il personale del nostro ateneo. I numeri crescono ma oggi in particolare celebriamo una cosa veramente importante: un giovane che si è formato da noi, che ha lavorato con noi, adesso ha una posizione nell'ateneo del proprio Paese. Ce ne sono tanti altri ovviamente. Ma questo è davvero un bell'esempio", conclude il prof. Mola.
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