I cagliaritani sono preoccupati
dalla crisi in cui versa la sanità pubblica, con la maggioranza
di essi che non la ritiene più in grado di rispondere, da sola,
a tutti i loro bisogni in fatto di salute. A rilevarlo è
l'ultima indagine dell'Osservatorio Sanità di UniSalute, che ha
sondato l'opinione degli abitanti di Cagliari sullo stato del
servizio sanitario nazionale.
Dalla rilevazione è emerso come quasi due cagliaritani su tre
(64%) pensino che il servizio sanitario pubblico - allo stato
attuale - non sia più sufficiente per i loro bisogni sanitari e
di cura. Il 44% afferma che la sua opinione della sanità
pubblica è peggiorata rispetto a 5 anni fa, e meno di uno su due
(48%) si dice soddisfatto delle cure ricevute nel pubblico.
Nonostante ciò, i cittadini di Cagliari sono consapevoli del
ruolo centrale del servizio sanitario nazionale nel sistema di
welfare del Paese, con il 43% che dice di avere comunque ancora
fiducia nella sanità pubblica, e più di uno su tre (36%) che
continua a ritenerla una delle migliori al mondo. Rispetto al
periodo pre-pandemia Covid-19, un intervistato su quattro (25%)
nota un maggior ricorso nel pubblico ai servizi di telemedicina
e teleconsulto: un sostegno da parte della tecnologia che viene
visto con favore, tanto che il 67% vorrebbe un maggior uso di
soluzioni tecnologiche per l'assistenza a distanza.
I tempi di erogazione delle prestazioni restano il problema
principale riscontrato dagli intervistati, con il 69% che li
considera eccessivi. Più di quattro su cinque (84%), inoltre,
ritengono che rispetto a 5 anni fa i tempi di attesa si siano
allungati, e di conseguenza puntare a ridurli è considerato
l'aspetto più importante su cui intervenire per migliorare il
SSN (69%), insieme ad aumentare le tipologie di prestazioni
coperte (47%).
Ovviamente, queste criticità sono collegate anche alla
carenza di personale sanitario, con medici e infermieri sempre
più spesso costretti a sopportare carichi di lavoro estenuanti.
Un problema che non sfugge ai cagliaritani: tre su quattro
(75%), infatti, sostengono che il numero di medici e infermieri
in forze al Servizio sanitario nazionale sia inadeguato rispetto
alle esigenze dei cittadini.
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