Il mito di Gigi Riva sul palcoscenico di un teatro d'opera. L'idea del sovrintendente del Lirico di Cagliari, Nicola Colabianchi, è al momento sospesa perché giunto a fine mandato, ma non accantonata. "Da tempo - rivela all'ANSA - lavoro a un progetto che mi sta a cuore, un'opera lirica ispirata a Rombo di tuono, venuto a mancare durante il mio incarico. La stesura del libretto è sul mio pc, devo solo rifinirlo". L'intenzione era lanciare un concorso per compositori per dar vita a un titolo operistico con protagonista il grande campione
"Chissà - è l'auspico di Colabianchi - che non si riesca a portare a termine questo progetto, non vorrei restasse nel libro dei sogni". "Il futuro dell'opera - spiega - è legato alle nuove produzioni, alle nuove idee, non soltanto alla rivisitazione di regie di titoli del grande repertorio operistico e la figura di Gigi Riva, per le sue gesta calcistiche, le sue doti umane, è entrata nel mito. Un mito contemporaneo, un punto di riferimento per le nuove generazioni".
A fine marzo scade il contratto e Colabianchi si appresta a lasciare la sovrintendenza del Lirico di Cagliari. Si parla di una sua nomina alla guida de La Fenice di Venezia: "Ne sarei onorato, ma al momento - precisa - sono solo indiscrezioni giornalistiche". Sessantatré anni, abruzzese, originario di Rosciolo dei Marsi, direttore d'orchestra, compositore, pianista, librettista, ritorna al periodo trascorso in Sardegna con un doppio ruolo: sovrintendente e direttore artistico. Due cariche distinte, due bilanci separati.
"Il patrimonio operistico è sterminato, ma solo una trentina di titoli riecheggiano nei cartelloni. Per questo - racconta il sovrintendente - ho rivolto l'attenzione oltre ai titoli di chiamata, anche a opere in parte o del tutto dimenticate e che un tempo facevano parte del grande repertorio". Cita quindi La Gioconda, Mefistofele e Nerone di Boito, che mancava dalle scene da un secolo, come anche La Wally, poi Ernani, Adriana Lecouvreur, Gloria di Cilea, Cecilia di Refice, la prima esecuzione a Cagliari di Le Villi e di Palla de' mozzi. "Mi sarebbe piaciuto portare i titoli di Wagner, completare il ciclo delle sinfonie di Bruckner, ingiustamente trascurate", aggiunge nell'annunciare il titolo di apertura della nuova stagione del Lirico, La figlia di Iorio di Alberto Franchetti su libretto di D'Annunzio, altra prima assoluta per il teatro di Cagliari.
Colabianchi mette poi in rilievo la trasparenza gestionale e un confronto aperto e continuo con le parti sindacali. "Lascio un teatro in perfette condizioni da un punto di vista economico finanziario - chiarisce - Sono stati raggiunti equilibri di bilancio in tutti gli ambiti anche se non siamo entrati nella legge Bray. E siamo il teatro italiano che ha un numero di giorni di pagamento più contenuto, abbiamo acquistato 300.000 euro di strumenti e assunto 50 persone a seguito di concorsi".
Una sovrintendenza, la sua, contrassegnata dal Covid: "Il Lirico è il teatro - ricorda - che ha fatto meno giorni di cassintegrazione. Ed è stato il primo a livello europeo a riaprire il sipario". Poi il ricordo legato alla città Cagliari: "accogliente e solare, il tuffo al mare il 2 dicembre, scenari naturalistici incontaminati, la vivacità culturale, la buona cucina". Il pensiero torna a Gigi Riva e al suo rapporto stretto con la Sardegna: "un rapporto speciale di amore, amicizia e lealtà che ha ispirato il libretto che spero possa tradursi in un'opera dedicata all'indimenticato bomber".
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