GIAN MAURO COSTA, "LE BUGIE DEGLI
ARCANGELI" (MONDADORI, PP. 313, 17.50 EURO)
Una poliziotta si aggira per Palermo, è Angela Mazzola, rossa di
capelli, figlia della periferia, assetata di giustizia e
bevitrice di vino, rigorosamente Grillo. Gian Mauro Costa,
giallista di lungo corso, torna in libreria con la sua spigliata
investigatrice che coltiva il gusto dei dettagli. Immersa in un
quotidiano che comprende la cura delle relazioni con la sua
modesta famiglia d'origine, l'amore per la labrador Stella e la
passione per gli uomini dalla vita complicata, Angela fa di
tutto questo il carburante per le sue riflessioni mai ovvie. "Le
bugie degli arcangeli" ha per sfondo una Palermo che si riempie
i polmoni dell'aria di mare per poi calarsi nella polvere delle
periferie come il quartiere Cep, dove un insospettabile
falegname, Fofò Riccobono, viene ucciso davanti al suo
laboratorio. E un'altra artigiana, una ceramista che ritrae
angeli nella sua bottega del centro, viene trovata morta in
strada. Due episodi apparentemente separati, ma tra i quali la
poliziotta intravede legami.
Nella città in cui la fantasia criminale non ha limiti e dove
la mafia incombe sulla vita di ogni giorno, la testa di Angela
Mazzola fa gli straordinari. Basta un volantino trovato nella
falegnameria per innescare le sue riflessioni. E quando i suoi
colleghi pensano di aver individuato il colpevole, lei guarda
l'orizzonte dalla sua terrazza dell'Acquasanta e rimescola iodio
e dubbi, spinta anche dall'energia che riceve da una rinnovata
relazione sentimentale con un fascinoso esperto della
Scientifica, perfetto complice delle sue instancabili attività
amorose e investigative.
Angela è un prodigio di tenacia. Così si inoltra caparbia su
una vaga pista che ruota attorno alle figure dei sette
arcangeli, da secoli entrati in conflitto con la dottrina
religiosa, che ne ha espunti più della metà. Le icone degli
arcangeli, distribuite tra alcune chiese monumentali della
città, la guidano lungo il suo percorso investigativo. Religione
e cabala la conducono nel mondo delle lotterie sul quale la
mafia punta per ripulire i propri capitali, sottraendo il denaro
ai vincitori, con la promessa di moltiplicarlo.
La poliziotta si cala nelle credenze popolari, nell'ingenuità
dei poveri diavoli, incapaci, per atavica povertà, a gestire una
piccola o una grande fortuna arrivata dal gioco. Una galleria di
balordi affolla l'indagine, il male prende le sembianze di un
subdolo cerbero e di un insospettabile impiegato, di un serial
killer e di una coppia che, incapace di maneggiare un'improvvisa
ricchezza, lascia tracce ben riconoscibili a una poliziotta che
è nata e cresciuta in un quartiere di periferia e ha frequentato
la dura scuola della vita concessa agli esclusi.
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