Migranti in Albania, il governo tenta per la terza volta di far partire l'accordo sottoscritto un anno fa dai premier Giorgia Meloni e Edi Rama. Sono 49 i migranti in viaggio verso il porto di Shengjin sul pattugliatore Cassiopea della Marina. Arriverà a destinazione nella notte tra lunedì e martedì. Nell'hotspot 'italiano' verranno sottoposti alla "procedura accelerata di frontiera" per la presentazione richiesta di asilo. Tutto salterà, poi, se come accaduto ad ottobre e novembre scorsi, il giudice non convaliderà il trattenimento nel vicino centro di Gjader. Intanto, complici le condizioni meteo favorevoli, impennata di partenze dalle coste africane e nuova tragedia del mare: un'imbarcazione è naufragata in acque sar maltesi a circa 50 miglia da Lampedusa; la nave ong Sea Punk ha recuperato i cadaveri di due bambini. In 349 sono invece sbarcati a Lampedusa, cui si aggiungono i 240 di sabato.
Dopo tre giorni di 'pesca' in acque internazionali a sud dell'isola pelagia il Cassiopea ha fatto dunque rotta verso l'Albania con i 49 "eleggibili", come vengono definiti in burocratese quelli che hanno i requisiti previsti della norme: maschi, non vulnerabili, provenienti da uno dei Paesi sicuri indicati nella lista contenuta nel decreto approvato dal governo un paio di mesi fa. A quanto si apprende, in maggioranza sono bengalesi, poi ci sono anche egiziani, ivoriani e gambiani.
Intercettati in mare dalle motovedette di Guardia costiera e Guardia di finanza su diversi barchini. Proprio a bordo delle unità italiane è stata fatta la selezione di chi era "eleggibile" o meno. Ed il Viminale fa notare che 53 degli altri migranti fermati "hanno presentato spontaneamente il proprio passaporto per evitare il trasferimento". Già, perchè la procedura accelerata di frontiera si applica a chi non presenta un documento di identità. Messi di fronte all'aut aut: se non ti fai identificare vai in Albania, molti hanno esibito il proprio documento. Per il ministero è "una circostanza di particolare rilievo, in quanto consente di attivare le procedure di verifica delle posizioni individuali in tempi più rapidi anche a prescindere del trattenimento, aumentando le possibilità di procedere con i rimpatri di chi non ha diritto a rimanere in Ue".
Una volta arrivati a Shengjin, per i 49 scatterà l'iter di identificazione ed uno screening sanitario più accurato.
Verranno poi trasferiti nel centro di Gjader dove rimarranno in attesa del responso dei magistrati sul trattenimento.
Quest'ultimo viene disposto dalla questura di Roma. Entro 48 ore - quindi presumibilmente giovedì prossimo - i giudici della Corte d'appello della Capitale nel corso di un'udienza in teleconferenza - dovranno decidere se convalidarlo o meno. Non più le toghe della sezione immigrazione del tribunale come era in precedenza dopo il cambio impresso dal governo con una norma inserita nel decreto flussi lo scorso dicembre. Ad ottobre (12 migranti) e novembre (7) i magistrati hanno sospeso la convalida rimettendo tutto nelle mani della Corte di giustizia europea, che il prossimo 25 febbraio dovrebbe pronunciarsi su una serie di ricorsi in materia di Paesi sicuri. L'effetto è stata la liberazione degli stranieri che sono stati quindi trasferiti in Italia per seguire la procedura ordinaria. Si vedrà se le decisioni della Corte d'appello cambieranno. Peraltro, lì vi sono stati trasferiti alcuni dei giudici che prima erano distaccati alla sezione immigrazione. Il governo è fiducioso dopo che lo scorso 19 dicembre la Cassazione gli ha riconosciuto il diritto di stabilire un regime differenziato delle domande di asilo per chi proviene da Paesi designati come sicuri. E dunque il giudice "non può sostituirsi" al ministro degli Esteri. Può tuttavia valutare se la designazione è legittima ed eventualmente disapplicare il decreto sui Paesi sicuri. Caso per caso, cioè.
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