Il Tar del Piemonte è in difficoltà
perché gli uffici della pubblica istruzione non rispettano le
sentenze sulla 'carta del docente' e non indennizzano gli
insegnanti. L'allarme è stato lanciato dal presidente del
tribunale, Raffaele Prosperi, il quale ha comunque sottolineato
che, escludendo questa "criticità", non ha ragione di
"lamentarsi troppo". I tribunali del lavoro hanno già dato
ragione ai professori, i quali però devono rivolgersi al Tar per
l'"ottemperanza del giudicato", vale a dire per ordinare agli
uffici competenti di pagare le somme dovute (circa 500 euro per
anno). Questi nuovi ricorsi sono 887 e vanno ad aggiungersi agli
altri (in totale le pendenze alla fine del 2024 sono 2.855). La
situazione secondo Prosperi sta creando "innumerevoli problemi
alla terza sezione del Tar piemontese, che se ne trova in carico
un numero palesemente non affrontabile in tempi brevi, tanto da
dover auspicare un intervento legislativo".
Il presidente parla di "disfunzioni a catena: uffici
dell'Istruzione che non corrispondono le somme dovute per la
carta del docente, gli insegnanti che agiscono davanti al
tribunale ordinario del lavoro, le cui sentenze non vengono
eseguite in massa dall'amministrazione, gli insegnanti che
devono promuovere il giudizio di ottemperanza dinanzi a noi".
Secondo il presidente serve "una presa di coscienza, che può
essere una diversa formazione delle voci retributive all'interno
del contratto di lavoro nazionale degli insegnanti oppure un
provvedimento normativo che risolva la questione una volta per
tutte".
"È un abominio che lo Stato non esegua le sentenze dello
Stato". Lo ha detto l'avvocato Paolo Berti, oggi a Torino
all'inaugurazione dell'anno giudiziario del Tar piemontese.
"Viviamo ancora nel paese dei diritti? Ho qualche dubbio", ha
aggiunto. "Sulla questione - ha detto Bruno Prinzivalli,
dell'Avvocatura distrettuale dello Stato - abbiamo già avuto una
interlocuzione con il ministero. Siamo la sede dell'Avvocatura
più colpita da questo genere di cause in Italia. Basti dire che
a Milano sono 600 mentre da noi superano le 800. Ma questo
significa che la giustizia in Piemonte lavora bene e con
intensità. Se poi il giudizio di ottemperanza sia lo strumento
più adatto per chiudere questo contenzioso, ho i miei dubbi"
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