(di Paolo Petroni)
Parlando ancora una volta di
Giacomo Casanova, in occasione di questi trecento anni dalla
nascita il 2 aprile del 1725, si pone il problema di cercar di
distinguere il personaggio, l'avventuriero libertino veneziano
che fugge dai Piombi e seduce fanciulle di ogni odine e grado,
dall'artista, il grande scrittore settecentesco della
monumentale 'Storia della mia vita', compilata in vecchiaia,
bibliotecario in Boemia, nel casello di Dux.
Il primo è stato talvolta ridotto quasi a una maschera
reiterante il rito di conquistare una donna, una matura
nobildonna quanto una giovane suora, basato sull'estrapolazione
del racconto ora di un'avventura ora di un'altra
dall'autobiografia, mentre il secondo è un intellettuale
illuminato, uno scrittore raffinato, un affabulatore che in
duemila pagine di narrazione restituisce il ritratto di tutto un
secolo come il Settecento illuminista nella sua dimensione
internazionale, europea, reso vivace da un riferirlo in presa
diretta e un'ottica fascinosa, da uomo di garbo, veneziano
cosmopolita privo di affettazioni, se non quelle che quella
realtà pare aver preso col tempo ad opera pietosa della memoria
di chi scrive.
Tutto questo sapendo che siamo davanti a una sorta di insieme
di racconti e romanzi uno dentro l'altro, della vita di un
personaggio d'eccezione che si intreccia con un periodo storico
esemplare e altri personaggi di primo piano, da Voltaire e
Caterina di Russia. Forse non è un caso che Casanova inizi a
scrivere questa sua 'Storia' vitale e consapevole proprio nel
1789, alla fine della sua vita, che coincide con quella del
secolo quando a Parigi scoppia la rivoluzione, si conquista la
Bastiglia e cambia il mondo. Nasce così, tra letteratura e
autobiografia, questo memoire tra reinvenzione e storia che pare
una sorta di messa in scena di se stesso, di teatralizzazione
d'epoca, realizzata senza preoccuparsi del giudizio dei posteri.
Del resto era figlio di due attori, Gaetano Casanova e Giovanna
'Zanetta' Farussi sempre in giro e che lo affidarono alla nonna
e, tra indigenza e malattie, riesce a studiare a Padova presso
l'abate Gozzi, che gli dette vasta cultura classica e con la cui
sorella si iniziò alle vicende amorose, e poi a laurearsi in
legge all'Università nel 1742.
Avviato alla carriera ecclesiastica sin da ragazzo, riuscì a
frequentare il bel mondo grazie alla protezione del senatore
Alvise Malipiero e l'amicizia del poeta Giorgio Baffo e poi,
appena laureato, cominciò a viaggiare e inanellare avventure con
fanciulle di ogni estrazione e ogni genere, in nome di una
filosofia vagamente epicurea: ''Se il piacere esiste e se non se
ne può godere che in vita, allora la vita è felicità, pure
capitando, lo so bene, delle sventure. Sono queste però a
provarci che le cose positive sono molte di più''. Da una parte
arriva sino a Costantinopoli, dall'altra, con la protezione di
Matteo Bragadin, gira tutta l'Europa, con la scoperta di Parigi:
''dove l'impostura e la ciarlataneria possono far fortuna meglio
che altrove''.
Sarà un po' ovunque, dalla Spagna alla Russia, con le sue
continue iniziative commerciali, i suoi incarichi diplomatici e
politici, il suo impegno culturale come critico e autore di
opere teatrali, letterarie, storiche, tutte cose che vanno di
pari passo col racconto delle sue avventure in cui la donna è
sempre però trattata con un certo rispetto, lui si innamora ogni
volta e, anche se si tratta di storie brevi, pare lasci sempre
un buon ricordo e cita per cavalleria le proprie amanti con le
inziali, così che ci vorranno indagini lunghissime per risalire
ad alcune, come capire che la travolgente MM era la bellissima
monaca Maria Morosini. Detto questo è chiaro che un simile
libro, scritto in francese, vedrà la luce solo nel 1825 e in
un'edizione ben censurata che nel 1834 fu comunque messa
all'Indice. Un tale sfoggio di libertà e immoralità non era
accettabile se certi passaggi anche oggi appaiono poco
accettabili, come il sesso a tre con la figlia naturale e la di
lei madre o il racconto di uno stupro di gruppo che resterà
impunito. Solo da fine Ottocento e Novecento si vedrà apprezzata
questa 'Storia' al di là del solo lato edonista erotico.
Nella sua amatissima Venezia sarà l'ultima volta nel 1783,
poi andò a Vienna come segretario all'ambasciatore veneziano
Foscarini e, alla morte di questi, accettò un posto di
bibliotecario nel castello del conte di Waldstein a Dux, dove
scrivendo trascorse gli ultimi tristissimi anni della sua vita,
sbeffeggiato dalla servitù, ormai incompreso, e considerato il
relitto di un'epoca tramontata per sempre. Vi muore il 4 giugno
1798.
Le sue memorie ebbero vita avventurosa, se capitò che fossero
attribuite a Stendhal o se Ugo Foscolo ne mettesse in dubbio
l'autenticità e persino l'esistenza storica del Casanova. Cinema
(solo in Italia da Fellini a Salvatores), letteratura, teatro ne
faranno un protagonista sempre diverso mille volte grazie a
autori come Balzac, Hofmannstahl, Schnitzler, Hesse, Márai.
Venezia gli dedicherà il Carnevale di quest'anno. nel 2010, la
Biblioteca nazionale di Francia ha acquistato il manoscritto
originale della 'Histoire de Jacques Casanova écrite par
lui-meme'' per 7 milioni di euro da un discendente dell'Editore
tedesco Brockhaus.
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