(di Paolo Petroni)
I lettori odierni degli ultimi premi
Strega, di tante cronache familiari al femminile, per non
parlare della moda dei gialli-noir, saranno respinti o
affascinati (se avranno impegno e voglia di andare avanti) dalle
1200 pagine di Horcynus Orca di Stefano D'Arrigo, oggi
riproposto nella Bur (Rizzoli - 18,00 euro) a 50 anni dalla sua
uscita nel 1975, con la storica introduzione di Walter Pedullà
e arricchito da fotografie e documenti inediti, uno scritto di
Giorgio Vasta e la postfazione di Siriana Sgavicchia. Un romanzo
in cui si intrecciano 49 episodi dal fondo visionario, la
vicenda del "marinaio, nocchiero semplice della fu regia Marina
'Ndrja Ccambria" intrisa di miti classici e con una sua forza
epica e poetica, forte di una lingua molto particolare, piena di
ricreazioni lessicali derivate dal dialetto siciliano "sui mari
dello scill'e cariddi" e costruita con una sintassi elementare e
ricchissima insieme, con un gran variare di registri stilistici
e molteplicità di piani narrativi.
La Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, forte dei suoi
archivi storici, propone per l'occasione presentazioni,
convegni, mostre, laboratori nelle scuole, spettacoli in tutta
Italia, da Udine a Taormina: una serie di iniziative che, dopo
la presentazione della nuova edizione a Milano, arriverà al
Teatro Antico di Taormina, durante Festival del libro Taobuk,
con uno spettacolo ispirato al romanzo a cura di Davide
Livermore, a 36 anni dall'adattamento firmato dallo stesso
autore e con la regia di Roberto Guicciardini sempre a Taormina,
per chiudere a novembre, nuovamente a Milano con una mostra dei
materiali d'archivio darrighiani.
Se vogliamo ridurre tutto alla storia, vi si narra il ritorno
al suo paese, Cariddi, in alcuni giorni del tragico autunno
1943, di 'Ndrja Cambria, che percorre le coste devastate dalla
guerra della Calabria e ottiene un passaggio notturno per la
Sicilia da Ciccina Circé, misteriosa e ammaliante figura di
"femminota". Sulla sua isola trova un mondo stravolto e
degradato, quando all'apparizione dell'Horcynus Orca, mostro
marino terrificante e con piaghe dal gran fetore che dà la
morte, che è la Morte, il romanzo vira a un alto tono
drammatico, sino alla fine dell'Orca stessa a opera dei delfini
e all'avviarsi alla conclusione del viaggio di 'Ndrja, col suo
simbolico avanzare nella vita e in un mondo ferito, alterato e
corrotto. Difficile far capire in poche parole potenza e
complicatezza dell'arte di D'Arrigo, che stupisce e coinvolge
raccontando ora in maniera realistica, ora visionaria, onirica e
evocativa, soggettiva e corale, talvolta in una fusione tra
queste diverse ottiche, con una lingua antica e moderna assieme,
in cui si intrecciano l'italiano letterario e la lingua
siciliana, in un gioco di invenzioni anche lessicali per
ottenere una particolare, personalissima forza espressiva.
Tutte qualità e caratteristiche che divisero a suo tempo la
critica, tra entusiasti, da Giuliano Gramigna a Geno Pampaloni
con Pedullà in testa, che parlarono di capolavoro del Novecento,
e chi fu molto critico, anche se con alcuni elogi, da Pietro
Citati a Enzo Siciliano o Cesare Segre, il quale parlò di un
libro dalla "connotatività primigenia, che alla fine rende
rituale e sacro ciò che è terribile e crudele", capace di
"entusiasmare un letterato puro" ma che confermerà a un lettore
comune quanto "la nostra letteratura sia inguaribilmente noiosa
e inattuale". Del libro, di cui allora Mondadori disse di aver
vendute in breve oltre 50mila copie, era epica anche la storia,
che inizia nel 1955, quando sappiamo che D'Arrigo sta scrivendo
questo libro di cui via via usciranno pezzi e stesure, da 'La
testa del delfino' nel 1959 a 'I giorni della fera' l'anno dopo
e Mondadori lo mette sotto contratto, inseguendo il manoscritto,
che sarà consegnato solo 14 anni dopo raddoppiato in lunghezza
rispetto al progetto iniziale e pubblicato con un lancio
storico, eccezionale, decretandone allora il successo, cui però
sono seguiti decenni di oblio. "Fra i romanzi fondamentali della
letteratura europea del Novecento, Horcynus Orca è forse il più
misconosciuto - scrive presentandolo oggi Lydia Salerno,
Responsabile editoriale Bur -. A 50 anni dalla pubblicazione, la
Bur lancia un'edizione celebrativa, arricchita da documenti
inediti, per portare a nuove generazioni di lettori un
capolavoro paragonabile all'Ulisse di Joyce e alla Recherche di
Proust".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA