Dopo il successo ottenuto lo scorso
anno, Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini,
nell'allestimento del Rossini Opera Festival con la regia, le
scene e i costumi di Pier Luigi Pizzi, torna al Teatro Regio di
Parma dall'1 marzo alle 20 (repliche il 5, 7 e 9). In buca
debutta l'Orchestra Senzaspine di Bologna con la bacchetta di
George Petrou che dirige Ruzil Gatin (Il Conte d'Almaviva),
Carlo Lepore (Don Bartolo), Maria Kataeva (Rosina), il
ventiseienne Matteo Mancini (Figaro), Grigory Shkarupa (Don
Basilio), Licia Piermatteo (Berta), Gianluca Failla (Fiorello /
Un ufficiale), Armando De Ceccon (Ambrogio). Una fitta trama di
inganni, stratagemmi e situazioni esilaranti, un linguaggio
musicale brillante, un ritmo narrativo serrato fanno di
quest'opera una delle più rappresentate al mondo. Un successo
tutt'altro che scontato all'epoca del suo debutto, avvenuto il
20 febbraio 1816 al Teatro Argentina di Roma.
"Sono arrivato tardi alla regia del Barbiere di Siviglia -
scrive Pier Luigi Pizzi - semplicemente perché non si è mai
concretizzata prima l'occasione. Poi mi fu offerta l'opportunità
nel 2018 al Rossini Opera Festival, che è lo stesso spettacolo
che riprendo qui e che mi ha permesso di accostarmi al Barbiere
con sentimento nuovo, senza preconcetti, provando a raccontarlo
senza costruirci sopra ipotesi interpretative stravaganti.
Certo, dietro il Barbiere c'è un testo di alto livello, che è
quello di Beaumarchais, ma Sterbini ne ha tratto un libretto
agile, ben scritto, con dialoghi brillanti e gradevoli che
permettono di seguire bene i dettagli della vicenda. D'altra
parte non si finisce mai di trovare meriti in Rossini. Persino
quando usa, come fa anche qui, temi musicali già sfruttati in
altre sue opere precedenti, ha saputo comunque rinfrescarli
presentandoli in un modo diverso che sembra sempre nuovo. La sua
attualità sta proprio nel fatto di essere allo stesso tempo
buffo e amaro".
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