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Torna dopo 20 anni il poetico Favole di Sepe su Oscar Wilde

Torna dopo 20 anni il poetico Favole di Sepe su Oscar Wilde

A Roma e a Firenze l'intenso emozionante spettacolo

ROMA, 06 marzo 2025, 14:54

Redazione ANSA

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(di Paolo Petroni) Quello di Giancarlo Sepe è puro teatro di poesia, non perché sia scritto in versi come le tragedie greche o i drammi di Mario Luzi, ma per una capacità di cogliere un'essenza, di andare a fondo, di esprimere e comunicare magari per lampi un sentimento, un senso per descrivere il quale le parole sarebbero un limite, mentre la visione diventa coinvolgente. E' quel che accade, più che in ogni altro suo spettacolo, in ''Favole'' di Oscar Wilde, che, prodotto dal Teatro di Toscana, torna ora a Roma sino al 17 aprile nel suo spazio La Comunità e sarà poi a Firenze, a dieci anni dall'ultima ripresa e a 25 da quando nacque, superando allora le 300 repliche e ottenendo il premio Olimpici del Teatro e, nella registrazione video per Palcoscenico Rai, fu l'unica opera tv italiana a ricevere nel 2002 un riconoscimento al Prix Italia.
    Per ideare uno spettacolo come questo ci voleva la pazzia immaginifica, la geniale follia creativa di Sepe che nel piccolo spazio del suo teatro costruisce una macchina impressionante e suggestiva, quasi la cavea di un anfiteatro circondata da pareti circolari con la pedana tonda su cui siedono gli spettatori che gira per permettere loro di seguire quel che accadde tutto attorno sulle pareti, dove si aprono e illuminano via via feritoie, finestre di varie dimensioni, rivelando immagini, spazi, attori, quasi immagini di una lanterna magica che prendono vita, sostenute dalle musiche di Davide Mastrogiovanni, anche nella loro talvolta ripetitività ipnotica, che finisce per diventare coinvolgente.
    Si gira osservando, in un'oscurità illuminata ogni tanto da pochi colori, una sorta di puzzle poetico, l'agitarsi di ombre, evocativi teli svolazzanti, fiori foglie e gemme come in un passare di stagioni, mani che si agitano inquiete, espressioni di sofferenza, di risveglio, di momenti intimi, un abbraccio, un trepido bacio tra paura e passione, di attori che vagano come prigionieri, che leggono o scrivono, si seguono e si sorprendono, si ritrovano tra angoscia e speranza, con lo spettatore che guarda quanto essi guardano lo spettatore in un gioco di reciproca intimità.
    Per questo ci vuole un gruppo di ottimi attori, capaci di esprimere quasi a freddo, solo col viso, col corpo o una sua parte, un ventaglio raffinato di emozioni mutevoli con una intensità che deve arrivare in platea. E' giusto così nominarli tutti e sette: Alberto Brichetto, Davide Giabbani, Ariela La Stella, Aurelio Madraffino, Riccardo Pieretti, Federica Stefanelli, Michele Dirodi, davvero a lungo applauditi alla fine, assieme al regista-autore di questa intensa, misteriosa, fascinosa ora assolutamente da non perdere.
    Possiamo dire che questo è lo spettacolo più cinematografico di Sepe, non per contenuti e suggestioni, come quasi sempre è accaduto con suoi lavori passati, ma per forma, tutto apparendo qui frutto di un montaggio, sequenze di fotogrammi, brevi immagini, non con una natura narrativa, ma tutta emotiva. Così questo ci appare anche lo spettacolo più personale di Sepe, che si mette in gioco, scrive i brevi testi tra queste visioni, e più un artista va a fondo di se stesso, più il suo io si annulla diventando universale, avendo un valore esemplare e esistenziale.
    E alla fine di tutto questo dove è Oscar Wilde, del quale compare due o tre volte una piccola galleria di ritratti, come a cesura da momenti diversi? ''Più che narrare, si sondano i territori della favola. Gli umori che presiedono alla loro lettura - suggerisce lo stesso Sepe - E' come descrivere lo stato d'animo che porta alla necessità del racconto favolistico, la spinta a varcare quella soglia che divide l'uomo, immerso nella sua realtà' quotidiana, dal realismo magico del sentimento, che pure lo attraversa nella vita di tutti i giorni e al quale non cede per pudore o per paura di sprofondare nell'analisi del proprio sentire''.
   

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