"Dobbiamo tenere accesa la memoria. La farfalla impazzita non è solo un film storico, ma un film necessario per non dimenticare, un omaggio a tutte le vittime della Shoah e un monito affinché simili atrocità non si ripetano mai più". Parola di Elena Sofia Ricci, protagonista del tv movie La Farfalla Impazzita, dove presta volto e voce a Giulia Spizzichino ebrea romana segnata dallo sterminio nazista di 26 membri della sua famiglia tra le Fosse Ardeatine e Auschwitz, che si è battuta per l'estradizione e la condanna di Erich Piriebke. Per onorare il Giorno della Memoria, Rai1 ha deciso di proporre un film-tv in prima visione, La Farfalla Impazzita, una co-produzione 11 marzo film Rai-fiction, con protagonista una delle interpreti più apprezzate dal pubblico: diretto da Kiko Rosati, andrà in onda mercoledì 29 gennaio (anche su RaiPlay) con l'attrice toscana, che Rosati ha già diretto nella seconda stagione de Le indagini di Teresa Battaglia ("torneremo con dei nuovi episodi" ha annunciato). La sua storia (raccontata nell'omonimo libro, edito dalla casa editrice Giuntina), è anche testimonianza di coraggio e ricerca di giustizia: Spizzichino era un'ebrea romana segnata dallo sterminio nazista della sua famiglia. Mezzo secolo più tardi, quando Erich Priebke, esecutore materiale della strage delle Fosse Ardeatine, fu rintracciato in Argentina, si è battuta per la sua estradizione e condanna, riaprendo le tante ferite del suo passato. In Argentina Giulia trova inaspettatamente una sorellanza che le dà una forza che non pensava di avere: è quella delle Madri di Plaza de Mayo. Oltre ad Elena Sofia Ricci, alla conferenza stampa lo stesso regista, il figlio Marco (interpretato da il figlio Marco (Josafat Vagni), l'attore Massimo Wertmuller (che interpreta il marito di Giulia), il produttore Matteo Levi e Antonella Di Castro, vice presidente e assessore alla Cultura Comunità Ebraica di Roma. Ricci sul suo ruolo ha aggiunto: "Ho letto il libro. Nelle interviste, oltre a cogliere le sue parole, ho colto il suo sguardo, fisso non nel vuoto, ma nel suo passato. Lei i morti di cui parlava, li vedeva". "Fare qualcosa perché Priebke fosse estradato l'ha in qualche modo liberata. La cosa che fa rabbia, oggi, è che sembra quasi che noi dimentichiamo o non vogliamo ricordare e ce ne freghiamo. Continuiamo a perpetrare sul più debole il potere. Che oggi ognuno interroghi la propria coscienza". "Interpretare Giulia Spizzichino - racconta l'attrice - è stato un insegnamento, anche tu stai facendo la tua piccola lotta per la giustizia e può essere la lotta dei tuoi figli. E' come se ci fosse una piccola Giulia dentro di me che mi dice: non vi fermate mai, non smettete mai di lottare per la giustizia". Quindi Elena Sofia Ricci fa notare: "Ho cercato di capire come un dolore così forte possa raggelarti per sempre. Lei è rimasta cristallizzata nel dolore di quel passato e l'ha segnata per sempre immaginate quanto dev'essere stato difficile per la famiglia stare vicino a una donna che ha questo macigno di sofferenza di cui non riesce a liberarsi, aveva inoltre perso il primo figlio di cinque anni". "Questo film parla a tutti, non solo dell'Olocausto, ma anche dei desaparecidos in Argentina - continua - questa unione tra tutte queste donne, che quando si uniscono sono una superpotenza. Così come molto forte è la testimonianza durante il processo che non riguarda solo la storia di Giulia e degli ebrei, ma di tutti quelli che morirono alle Fosse Ardeatine". Poi aggiunge: "Ho chiesto di prendere in prestito una frase di Camilleri: quando Giulia fa la conferenza in Argentina dice: 'tutti i carnefici sono carnefici, tutte le vittime sono vittime in ogni tempo e in ogni luogo'. Altra cosa che ha detto, quella relativa al fatto che i colpevoli di questi orrori non sono uomini, ma sono bestie. Faccio dire a Giulia Spizzichino quello che disse Andrea Camilleri, ossia che non è vero che sono come le bestie, sono peggio: le bestie uccidono per paura, per fame, gli uomini per gelosia, per il potere, per denaro e questo li rende colpevoli. E noi oggi siamo colpevoli - conclude - per questo motivo questo film è importante". Il regista Rosati: "Un saluto a Jurgen Heinrick, attore molto famoso in Germania che interpreta Priebke". Marco, il figlio di Giulia Spizzichino: "Sono sempre stato orgoglioso che mamma andasse in Argentina, nel film-tv serve per la sceneggiatura che io fossi inizialmente contrario. Quando Priebke fu condannato si concluse un percorso cominciato nel 1994: in casa se ne parlava ma poco, da quell'anno se n'è parlato di più". Antonella Di Castro: "Raccontare la storia di Giulia vuol dire rendere umano un numero, al contrario di ciò che ha fatto il nazismo. Torniamo a dare un volto. I fantasmi del passato urlano di avere un riconoscimento. Solo dopo che la verità storica è stata riconosciuta si può avere la pace". Il 27 gennaio alle 10.30 al cinema Adriano, 700 studenti vedranno in anteprima il film su Giulia Spizzichino.
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