Siti Internazionali
Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.
Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.
In evidenza
In evidenza
Temi caldi
(di Paolo Petroni)
DAMON GALGUT, ''LA PREDA'' (E/O, pp.
150 - 17,00 euro - Traduzione di Tiziana Lo Porto) - Ecco un
Galgut inedito, uno dei suoi primi romanzi uscito sei anni prima
di vincere il Brooker Prize 2021 con 'La promessa', ma in cui
ritroviamo i temi di vite al margine, una margine esistenziale e
fisico-geografico, sul limitare del deserto, della savana, di
quella natura inospitale che segna gran parte del Sudafrica e
qui è metafora anche delle difficoltà del paese, che si trascina
i drammi del suo passato e le illusioni di un futuro diverso e
migliore. Tutto questo vale anche per il protagonista di questo
romanzo, un uomo di cui non sapremo mai il nome che, fuggendo
dai suoi trascorsi in un paesaggio tutto polvere e arbusti,
finisce per incontrare e uccidere un prete, Frans Niemand, che
sta raggiungendo la sua nuova parrocchia e lo ricatta chiedendo
attenzioni omosessuali per non denunciarlo. Dopo averlo sepolto
in una ex cava di gesso, ne prende l'identità e il posto nella
chiesa alla desolata periferia di una piccola città, annunciata
da un cartello stradale perforato da colpi di arma da fuoco.
Potrebbe andare tutto bene e iniziare una nuova vita, i fedeli
amano moltissimo i suoi discorsi libertari se non fosse che lo
derubano dei bagagli, i suoi dell'ex prete, e quando va alla
polizia per denunciare il furto al capitano della polizia Mong,
vede una proprio foto appesa al muro che con un gesto di
destrezza riuscirà a strappare via. Quando oggetti e abiti
vengono recuperati si scopre che sono macchiati di sangue e il
capitano comincia a insospettirsi anche perché l'uomo arrestato,
Valentine, gli racconta di aver incontrato quell'uomo, ora il
prete, giorni prima. Poi, per un caso, si scopre anche un
cadavere che rivela una morte recente in una cava appena coperto
di sassi.
Mong non fa che lucidare e la sua grande moto rossa e cercar di
capire cosa accade e è accaduto che riguarda anche la chiesa
posta sull'altro lato della piazza rispetto alla stazione di
polizia.
Quando le cose iniziano a precipitare, il prigioniero, col
fratello arrestato anche lui, riesce a uccidere un poliziotto e
fuggire, anche per l'uomo viene il momento di decidere che fare:
comincia a correre tra gente che si scosta e lo lascia passare
trovandosi ''all'inizio di una strada che si allungava in
prospettiva decrescente verso un punto invisibile .... Corse
verso il punto e il punto era la piazza e poi il punto era la
chiesa. Le porte erano aperte sotto la croce sbilenca e non si
udiva alcun suono se non quello che faceva lui e il punto era
dentro la chiesa. E corse verso il punto di fuga''. Come scrive
Galgut con il suo stile tra il poetico e il concreto, il senso
geometrico e desolato dell'ineluttabilità, il raccontare
impietoso e avvincente di questa preda.
Alle calcagna sue e dei due fuggiaschi prigionieri c'è Mong e si
inseguono in una landa disperante, senza acqua, inospitale e
ostile, tanto che finiscono per essere tutti eguali, inseguiti e
inseguitore tutti che corrono come fuggendo da qualcosa, ''il
sole tramontò in un liquame di colore e il paesaggio apparve
violento e strano. All'inizio l'oscurità era totale. L'unica
luce veniva dalle stelle''. Poi qualcosa gli taglia la strada,
sono rotaie: ''i binari correvano come punti di sutura sul
terreno e lui camminava al loro fianco, la terra era ancora
piatta e sterile''. La parte finale è tutta capitoli incisivi,
poetici e aspri anche nello stile, molto brevi, anche di poche
righe.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Ultima ora