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Nell'area pontina sono stranieri 7 braccianti su 10

Nell'area pontina sono stranieri 7 braccianti su 10

Sono 14mila, su 20mila lavoratori della provincia di Latina

ROMA, 23 giugno 2024, 10:52

di Arabella Marconi

ANSACheck
I braccianti,  'anche noi in piazza contro caporalato ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

I braccianti, 'anche noi in piazza contro caporalato ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nell'agropontino ci sono meno di 10mila aziende agricole che impiegano circa 20mila lavoratori agricoli regolari, quasi 19mila sono stagionali, con contratti a tempo determinato, e poco meno di mille hanno contratti a tempo indeterminato.

 

Degli stagionali, 13.338 sono stranieri e 5.463 italiani. Quindi, con un rapporto di 7 su 10, gli stranieri incidono sul complessivo con una percentuale tra le più alte d'Italia. E' il quadro delineato dall'ufficio studi dell'Unione Italiana dei Lavori Agroalimentari (Uila), sulla base dei dati del 2022, derivati dagli elenchi anagrafici dell'Inps. E' però difficile avere una fotografia esatta della realtà perché il numero complessivo dei lavoratori sarebbe molto più alto: per il sindacato gli irregolari sarebbero almeno quanto i regolari.
    Fra i lavoratori stranieri, il 60% sono indiani, poi ci sono tutte le altre etnie. Fino a qualche tempo fa era fortemente presente anche la comunità romena, ma al momento del 110% i braccianti romeni si sono quasi tutti spostati sul settore edile. Nel frattempo sono cresciute altre comunità, come quella centro-africana, bengalese e pakistana.
    "Per quanto riguarda i regolari con contratto a tempo determinato, si parla di lavoratori stagionali, che godono di una disciplina speciale, con un contratto a chiamata che si applica in agricoltura come previsto dal contratto nazionale di lavoro", spiega Giorgio Carra, segretario territoriale Uila per Latina e Frosinone.
    Ma il numero effettivo dei lavoratori sarebbe molto più alto se si considera il sommerso: "Gli irregolari - sottolinea Carra - sono almeno quanto i regolari e forse anche di più.
    Perché ogni anno il loro numero aumenta. Alla scadenza del loro contratto nessuno di loro può tornare al suo Paese. Non ne hanno la possibilità. Quello che bisogna fare è non incrementare ulteriormente i flussi stagionali. Fermarsi con i nuovi ingressi e passare alla conversione dei permessi di lavoro stagionale in permessi di soggiorno per lavoro subordinato". Poi, affrontare la questione della sicurezza sul lavoro e "modificare il modo in cui si muovono i servizi ispettivi: quando verificano la regolarità di un lavoratore non basta un foglio di via, devono tutelare il lavoratore. Solo in questo modo il lavoratore sarà portato a denunciare lo sfruttamento". 
   

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