Quando si ha un maggior equilibrio
di genere nelle figure apicali e negli organi di governo
aziendali, rispetto a dove è presente una forte polarizzazione ,
la probabilità di default scende di circa il 30 per cento e le
imprese si dimostrano più resilienti alle crisi. Stando ai dati
di febbraio 2025 elaborati da Cerved Rating Agency le aziende
con ceo donna e il CdA o un organo di governo a prevalenza
maschile, sia quelle a relazione invertita (CEO uomo affiancato
dal CdA o un organo di governo con almeno il 20% di presenza
femminile), presentano un rischio di default molto simile
(rispettivamente 3,6% e 3,9%) e nettamente inferiore a quelle in
cui la leadership è fortemente polarizzata sui generi: tutta
maschile (5,8%) o tutta femminile (6,3%). E questo vale
indipendentemente dalle dimensioni aziendali (dal -14% delle
grandi imprese al -31% delle micro), dal settore di appartenenza
e dall'area geografica.
L'agenzia di rating italiana ha analizzato le oltre 13.000
società di capitali per le quali ha emesso un rating creditizio.
In Italia è censito un numero all'incirca paritario di uomini e
donne, tuttavia il tasso di occupazione femminile rimane ancora
inferiore rispetto a quello maschile (53,6% contro 71%) così
come la presenza di consigliere di CdA (27,5%) e di
amministratrici d'impresa (25,5%). Eppure, una quota femminile
più consistente negli organi di governo, ad esempio superiore al
20%, è correlata a un minor livello di rischio creditizio, 4.9%
contro 5.7%, cioè una probabilità di default inferiore di circa
il 13%. Il divario ai vertici delle imprese si riduce se si
considerano le organizzazioni internazionali e i tradizionali
settori "di cura" (sanità, servizi sociali, gestione di
personale domestico, istruzione), dove la presenza di CEO donna
va dal 33% al 50%, mentre è particolarmente evidente nelle
costruzioni, nelle forniture di energia e di acqua, nei servizi
finanziari e assicurativi, dove la percentuale scende tra il 16%
e il 20% circa. Le aziende con oltre il 20% di donne nei CdA
sono percepite come meno rischiose anche nei singoli settori
produttivi: -27% nel manifatturiero e nel commercio, -32% nei
servizi, -35% nelle costruzioni e real estate.
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