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In evidenza
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Segna un nuovo calo in valore
l'agricoltura italiana, nonostante la crescita dei prezzi
agricoli all'origine e il contestuale rallentamento
dell'incremento dei costi di produzione; scendono infatti le
produzioni di molti comparti per colpa delle anomalie del clima.
È quanto emerge dal report Agrimercati di Ismea relativo al
terzo trimestre.
Secondo l'indice elaborato dall'Istituto, i prezzi dei
prodotti agricoli, trascinati dal comparto vegetale, hanno
ripreso a correre nel terzo trimestre dopo lo stop della prima
metà dell'anno, registrando +5,7% su base annua, sintesi del
+12,2% delle coltivazioni e del -1,5% del comparto zootecnico.
Scendono del 3,1% i prezzi dei mezzi correnti di produzione, che
riduce la crescita su base annua a +0,5%; i costi a carico delle
imprese agricole, sottolinea l'Istituto, si mantengono tuttavia
su livelli molto elevati, se si considera che la crescita
cumulata nei primi nove mesi del 2023 è del 6,6% e incorpora
anche il dato del 2022 (+23% sul 2021). Cresce la produzione del
mais nazionale grazie solo alla ripresa delle rese per ettaro,
mentre le superfici segnano un nuovo minimo storico.
Il settore ortofrutticolo risulta ancora condizionato
dall'aumanto dei costi di produzione e dal meteo anomalo,
determinando l'aumento dei prezzi in tutte le fasi di scambio.
Relativamente al vino si i conferma il calo delle produzioni e
l'elevato livello delle scorte; primo segnale di risalita però
dei listini sia dei bianchi che dei rossi, che avviene però in
un contesto di debolezza della domanda interna, ed estera. Per
quanto riguarda la produzione nazionale di olio extra vergine,
le prime stime per la campagna 2023/24 prevedono un'altra
campagna non facile, soprattutto nel Centro e al Nord, a causa
di molti problemi climatici. Nella zootecnia, relativamente
alle carni, cala la produzione bovina, compensata dalla crescita
delle importazioni e un incremento dell'offerta di quella
avicola che ha provocato un ridimensionamento dei prezzi
l'origine. Ancora tensioni invece nella filiera suinicola con un
ridimensionamento dei prezzi. Per quanto riguarda i lattiero
caseari, prosegue la riduzione delle consegne di latte, ma la
pressione dei principali fornitori esteri ha contribuito a
contenere il prezzo corrisposto agli allevatori. Tra i formaggi
ovicaprini, il prodotto di riferimento, il Pecorino Romano, sta
mostrando i primi segnali di cedimento del prezzo, dopo la
dinamica positiva culminata con le quotazioni record del mese di
giugno.
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