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In evidenza
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L'enoturismo va sempre più forte
tra i viaggiatori italiani. Lo certifica l'indagine presentata
oggi nel corso della terza giornata del 56/o Vinitaly, a
Veronafiere, la prima indagine sull'enoturismo, risultato del
protocollo d'intesa tra Ismea e Aite, l'Associazione italiana
turismo enogastronomico. Un'esperienza, quella del turismo del
vino, che coinvolge 13,4 milioni di enoturisti italiani, il
64,5% dei viaggiatori, rappresentando un'attrazione anche per
gli stranieri, americani e europei in particolare. L'indagine
illustrata nell'ambito del convegno" In viaggio tra vigne e
cantine: numeri, profili e tendenze dell'enoturista italiano" ha
evidenziato che il livello di soddisfazione degli enoturisti
italiani è molto alto. Tre enoturisti su quattro si dichiarano
soddisfatti soprattutto per la qualità del servizio in occasione
delle visite in cantina e delle altre iniziative, per i rapporti
con la comunità locale e per le modalità di prenotazione delle
esperienze proposte
."L'obiettivo dell'intesa - ha detto Per Livio Proietti,
presidente di Ismea - è mettere sotto la lente di ingrandimento
le principali variabili qualitative e quantitative
dell'enoturismo italiano, un segmento rilevante del sistema
vitivinicolo nazionale che lega prodotti e territori,
contribuendo anche al successo del made in Italy".
"L'enoturismo, come anche l'agriturismo, comparto che l'Istituto
monitora ormai da diversi anni, rappresenta un'importante leva
di marketing, preservando l'attrattività delle aree rurali
sempre più soggette a fenomeni di spopolamento" ha concluso
Proietti. "Il comparto enoturistico - ha sottolineato Roberta
Garibaldi, Presidente di Aite- rappresenta ormai un fenomeno
rilevante in termini economici e in ulteriore crescita per i
ricavi delle aziende italiane del vino". Garibaldi ha osservato
che "il livello raggiunto dall'enoturismo è tale da richiedere
una vera e propria analisi scientifica strutturata, per poter
delineare i flussi in ingresso e colmare il gap tra il desiderio
del turista e la reale fruizione e per realizzare progetti di
sistema, accompagnando il turismo rurale e gli investimenti
pubblici e privati necessari per rilanciare occupazione e creare
ricchezza". Dall'indagine è emerso un giudizio più tiepido dei
giovani. Nel cluster degli under 24, ono stati indicati margini
di miglioramento soprattutto in merito alla qualità del
servizio, alla facilità di prenotazione e al reperimento di
informazioni, in una percezione da nativi digitali evidentemente
influenzata da un utilizzo più spinto di Internet e dei social
network. Un altro aspetto evidenziato è che se ci sono le
cantine la vacanza si allunga. I dati evidenziano che la maggior
parte dei turisti (circa il 50% tra quelli generici, quasi il
55% tra quelli legati al mondo del vino) si trattengono nei
luoghi di vacanza per 2/3 giorni, andando oltre il "mordi e
fuggi": il 31% indica una durata di 4 giorni o più, valore che
sale per gli enoturisti al 38%. Tra i wine lover, la metà ha
visitato una o due cantine, il 36% almeno tre strutture, ma si
osservano valori anche più alti nella classe tra 25 e 34 anni di
età.
"L'enoturismo - ha spiegato Giorgio Del Grosso, capo del
Dipartimento di statistica e trasformazione digitale
dell'Organizzazione internazionale della vigna e del vino (OIV),
intervenuto al convegno con un video messaggio - è un driver di
sviluppo locale e rurale e uno strumento di diversificazione del
reddito. Per questo motivo è stato introdotto come terzo
pilastro del nostro attuale piano strategico. La necessità di
poter disporre di dati accurati, affidabili e comparabili a
livello internazionale ci ha spinto a siglare nel 2021 un
protocollo d'intesa con Un Tourism, l'Agenzia delle Nazioni
unite che si occupa di turismo, con l'obiettivo di sviluppare
una metodologia comune per misurare l'impatto economico di
questo importante settore".
Nella relazione introduttiva, Tiziana Sarnari, esperta del
settore di Ismea, ha spiegato che "il turismo legato al vino si
dimostra ancora più vitale per le cantine in annate meno
fortunate come quella appena trascorsa, in cui alla lieve
battuta d'arresto dell'export, si associa una stagnazione della
domanda domestica. Un 2023 che passerà alla storia per una
vendemmia particolarmente scarsa, la più leggera dal Dopoguerra,
ma che ha visto il nostro Paese, unico tra i grandi player del
vino, ridurre al minimo le perdite oltre frontiera: 1% in volume
e -0,8% in valore nel 2023, a fronte dei dati ben più negativi
di Spagna e Francia.
L'incontro è stato anche l'occasione per riunire i
principali protagonisti del settore dell'enoturismo italiano, e
raccontare una realtà in continua evoluzione in Italia, con una
rete di oltre 500 comuni a vocazione vitivinicola associati a
Città del vino, quasi 90 strade del vino e dei sapori che si
snodano lungo l'intero territorio nazionale.
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