"L'utilizzo delle cripto-attività per
scopi illeciti rappresenta, al momento, una porzione
relativamente contenuta rispetto all'economia complessiva delle
cripto-attività e la percentuale di fondi illeciti movimentati
attraverso le cripto-attività è sensibilmente inferiore rispetto
a quella associata al contante su scala globale, ponendo
comunque nuove sfide e ulteriori elementi da considerare
nell'evoluzione dei sistemi di controllo e prevenzione delle
attività finanziarie illegali": lo ha detto il vicedirettore
generale vicario dell'Abi, Gianfranco Torriero, citando dati di
Chainalysis, una delle società leader dell'analisi transazionale
su blockchain, nell'audizione presso la commissione parlamentare
d'inchiesta sul fenomeno delle mafie.
Secondo i dati citati da Torriero, il valore stimato di
transazioni illecite nel settore delle cripto-attività si
attesta intorno ai 24 miliardi di dollari, molto meno delle
stime del riciclaggio globale di denaro, stimata dall'ufficio
delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la
prevenzione del crimine tra gli 800-2000 miliardi di dollari.
Torriero comunque mette in guardia dalle caratteristiche delle
operazioni su blockchain che, data la tracciabilità
pseudo-anonima delle transazioni, unita alla possibilità di
operare senza intermediari finanziari tradizionali "ha reso le
cripto-attività particolarmente attraenti per attività quali il
commercio illegale sul dark web, la realizzazione di schemi di
frode e l'estorsione attraverso ransomware".
La tecnologia blokchain è però anche potenzialmente
vantaggiosa per le Autorità di controllo perché, a differenza
del denaro contante, le transazioni registrate lasciano una
traccia digitale indelebile facile da tracciare. "Tutto ciò
rende la blockchain un giano bifronte: può essere utilizzata per
le attività criminali ma nello stesso tempo rappresenta uno
strumento di contrasto, la cui efficacia, tuttavia, dipende
anche da un quadro normativo appropriato", conclude Torriero.
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