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Responsabilità editoriale di Advisor
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La domanda di strategie a impatto è aumentata costantemente negli ultimi anni dal momento che gli investitori mirano, attraverso i propri investimenti, a contribuire alla risoluzione dei principali problemi ambientali e sociali che oggi affliggono il mondo. Nel contesto attuale che vede quindi molti investitori istituzionali, consulenti e gestori patrimoniali impegnati a rispondere alla necessità di pensare più coscientemente al modo di gestire i capitali, quali sono le caratteristiche dell’impact investing e quali benefici apporta alla costruzione di un portafoglio diversificato. Lo abbiamo chiesto a Sandra M. Schaufler, CFA, managing director, Sustainable Investing di Nuveen e Sergio Trezzi managing director Southern Europe di Nuveen, con oltre 30 anni di esperienza nel settore degli investimenti a impatto e che ha allocato oltre 10 miliardi di dollari in strategie che offrono benefici sociali e ambientali misurabili per le persone, le comunità e il pianeta.
“L’impact investing è un’ampia gamma di strategie di investimento che oltre a generare un ritorno economico è in grado di produrre un impatto sociale e ambientale positivo e misurabile” evidenziano gli esperti. I risultati però variano in base allo scopo da raggiungere: può essere un obiettivo specifico o una combinazione di obiettivi sociali e ambientali. La riduzione delle emissioni di carbonio, ad esempio, e altri problemi ambientali sono diventati obiettivi sempre più importanti per tutte le categorie di investitori.
Tuttavia, nei confronti delle strategie a impatto, alcuni investitori restano titubanti. Per quale motivo? “Persistono le preoccupazioni legate alla scelta dei settori in cui investire per ottenere un impatto positivo, ai parametri a cui affidarsi per determinare e misurare l'efficacia degli investimenti e infine alla percezione che le strategie a impatto rischino di sacrificare i rendimenti finanziari” spiegano Trezzi e Schaufler (entrambi nella foto).
Eppure nonostante la titubanza si assiste a una crescita della richiesta di investimenti a basso impatto ambientale e orientati al risultato. Gli asset reali come le foreste, i terreni agricoli e le infrastrutture, presentano caratteristiche intrisiche in grado di renderle un'ottima piattaforma per le strategie a impatto.
“Le infrastrutture potrebbero sostenere la transizione verso un'economia caratterizzata da basse emissioni di carbonio attraverso l'identificazione di soluzioni specifiche nell'ambito energetico e dei trasporti, incentivando al contempo l'espansione dell'economia circolare nonché un utilizzo delle risorse idriche e una gestione dei rifiuti più efficienti” sottolineano Schaufler e Trezzi. “Molte infrastrutture quotate ricadono in settori essenziali come la gestione dell'energia, dei rifiuti e delle risorse idriche. Queste aziende, caratterizzate da una scarsa volatilità, hanno dimostrato resilienza e registrato una crescita costante durante tutti i cicli di mercato”.
“La regolamentazione dei profitti, unita alla domanda costante e alla natura a lungo termine di contratti e concessioni previsti per la proprietà e il funzionamento delle attività, determina flussi monetari stabili e costanti. Riteniamo che tali dinamiche legate alla produzione di reddito e ai flussi cedolari forniscano un valore intrinseco e rendano le attività infrastrutturali un investimento attrattivo, mentre le strategie a impatto possono essere utilizzate per generare ulteriore valore in queste attività tramite cambiamenti positivi a livello sociale e ambientale” concludono gli esperti.
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