Le microimprese italiane, che costituiscono il 95% del totale delle attività economiche presenti nel Paese e il 42% circa degli addetti, nel primo semestre del 2024 hanno pagato l'energia elettrica oltre due volte e mezzo in più delle grandi imprese (+164,7%). Se agli artigiani, ai piccoli commercianti e alle piccolissime imprese con consumi inferiori ai 20 MWh all'anno il costo ha raggiunto i 348,3 euro al MWh, le grandi imprese, con consumi che oscillano tra i 70mila e i 150mila MWh all'anno, hanno pagato "solo" 131,6 euro.
Il dato è stato elaborato dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia).
I rincari delle tariffe si ripercuotono anche sulle famiglie, con 2,4 milioni di nuclei in povertà energetica, pari a 5,3 milioni di persone che nel 2023 vivevano in abitazioni poco salubri, scarsamente riscaldate d'inverno, poco raffrescate d'estate, con livelli di illuminazione scadenti e con un utilizzo molto contenuto dei principali elettrodomestici "bianchi".
A differenza degli altri Paesi dell'Eurozona, il prezzo dell'energia elettrica in capo alle nostre microimprese è il più alto di tutti. Nel primo semestre del 2024 il costo in euro per MWh era di 348,3 in Italia, mentre la media dei 20 paesi monitorati dall'Eurostat ha toccato i 294 euro (+18,5% in Italia). Il costo per le piccolissime imprese è superiore a quello tedesco del 5,8%, al francese del 38% e allo spagnolo del 43,2%.
Rispetto al 2023, l'anno scorso sia il prezzo del gas (-13,8%) sia quello dell'energia elettrica (-14,6%) hanno subito una sensibile contrazione. Tuttavia, a partire dagli ultimi mesi del 2024 i prezzi sono tornati a salire: nei primi 25 giorni di febbraio il costo medio del gas ha toccato i 54 euro per MWh, quello dell'energia i 152 euro per MWh. Rispetto allo stesso mese del 2024, il gas è cresciuto del 93%, l'elettricità del 73%.
Per quanto riguarda i nuclei familiari, in base ai dati del Rapporto Oipe, la Cgia a livello territoriale indica la situazione più critica in Calabria, con il 19,1% delle famiglie, quasi 349mila persone, in condizioni di povertà energetica.
Seguono la Basilicata (17,8%) il Molise (17,6%), la Puglia (17,4%) e la Sicilia (14,2%). Le regioni meno interessate da questo fenomeno sono il Lazio (5,8%), Friuli Venezia Giulia (5,6%), Umbria e Marche (4,9% ognuna). Due anni fa, il dato medio nazionale era pari al 9%.
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