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L'Umbria in dieci anni ha perso 3.729 imprese attive

L'Umbria in dieci anni ha perso 3.729 imprese attive

Il quadro dall'analisi di Movimprese per la Camera di commercio

PERUGIA, 25 gennaio 2025, 15:52

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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In dieci anni in Umbria il numero delle aziende attive (ossia non solo iscritte al registro camerale, ma anche effettivamente operanti) è sceso di 3.729, passando dalle 81.482 del 2014 alle 77.753 del 2024, con una contrazione del 4,6%, risultata nettamente superiore alla media nazionale (-1%). Emerge da Movimprese, l'analisi statistica trimestrale della nati-mortalità delle imprese condotta da InfoCamere per conto dell'Unioncamere.
    La tendenza in calo - in base ai dati diffusi dalla Camera di commercio dell'Umbria - è confermata anche nel 2024, con le imprese attive scese rispetto al 2023 di 1.573 unità, con una contrazione del 2% che rappresenta il terzo peggior risultato tra le regioni, dopo Marche (-3,1%) e Sicilia (-2,2%).
    Quanto alle due province, in quella di Perugia nel decennio 2014-2024 le imprese attive sono scese di 3.149, passando da 62.466 a 59.317, con una riduzione del 5%. In quella di Terni il calo c'è stato, ma è meno vistoso, con una contrazione del 3,1% (da 19.016 del 2014 a 18.436 del 2024, con una perdita di 580 imprese effettivamente operanti). Entrambe le province umbre presentano un andamento definito "nettamente peggiore" rispetto alla media nazionale, anche se quella di Perugia evidenzia un trend "particolarmente sfavorevole" rispetto alla media italiana (-5% contro -1%).
    Prosegue, intanto il rafforzamento della struttura imprenditoriale umbra, che tuttavia - secondo Movimprese - resta più gracile rispetto alla media nazionale. Le imprese di capitali in Umbria continuano a crescere e sono arrivate a rappresentare il 28,7% del patrimonio imprenditoriale. Una cifra importante, che tuttavia si confronta con una media nazionale del 32,7%, dimostrando che il recupero sul fronte della robustezza della struttura imprenditoriale "ha ancora molta strada da fare".
    Quanto ai settori, nel 2024 rispetto al 2023 in Umbria sono in calo le imprese agricole (-1,7%), il commercio (-1,5%) e l'industria (-2,1%), mentre crescono leggermente le aziende delle costruzioni (+0,3%).
    Quanto ai settori (in questo caso Movimprese fornisce solo il dato delle imprese registrate), nel 2024 rispetto al 2023 in Umbria calano quelle agricole (-1,7%, rispetto al -1,1% della media italiana), l'industria (-2,1% contro -0,7%) e il commercio (-1,5% in Umbria contro il -0,7% dell'Italia), mentre crescono dello 0,3% le costruzioni (+1,3% in Italia).
    Se si guarda al decennio 2014-2024, il calo maggiore del numero delle imprese si registra nella regione nell'industria (-12%, -1.176 imprese), seguita dal commercio (-11%, -2.482), dalle costruzioni (-9%, -1.101) e dall'agricoltura (-7,7%, -1.293).
    Nel 2024, analizzando le imprese registrate rispetto al 2023, calano le ditte individuali (-482) e le società di persone (-256), mentre crescono le imprese di capitale (+486). Una tendenza che dura da anni e testimonia - si sottolinea nell'analisi - l'irrobustimento del tessuto imprenditoriale regionale, che tuttavia resta ancora lontano dalla media nazionale. Le aziende di capitale, infatti, in Umbria rappresentano il 28,7% del totale, contro il 32,7% della media italiana. L'Umbria, tuttavia, si distingue rispetto alla media nazionale per una maggiore presenza di società di persone (19,1% del totale contro il 14,1% dell'Italia) e una percentuale leggermente inferiore di ditte individuali (49,6% in Umbria contro il 50,2% in Italia).
    Osservando l'intero decennio 2014-2024, il calo del numero di imprese attive è decisamente più marcato in provincia di Perugia (-5%, da 62.466 a 59.317, pari a -3.149) rispetto alla provincia di Terni (-3,1%, da 19.016 a 18.436, con una perdita di 580). La tendenza si conferma anche nel 2024 rispetto al 2023, con la provincia di Perugia che registra una diminuzione da 60.628 a 59.317 aziende attive (-1.311, pari a -2,2%), mentre il calo in provincia di Terni si attesta a -1,4%, passando da 18.698 a 18.436.
    Diversa la distribuzione delle imprese per forma giuridica tra le due province. In provincia di Perugia si registra una percentuale inferiore di aziende di capitale (28,4% del totale, contro il 29% della provincia di Terni), ma il ternano ha una maggiore quota di imprese individuali (51,8%, contro il 48,9% del Perugino) e una minore incidenza di società di persone (15,7% contro il 20,1%).
    Quanto ai settori, nel 2024 rispetto al 2023, il numero delle imprese agricole cala dell'1,7% in entrambe le province, mentre l'industria manifatturiera subisce un calo più accentuato nel perugino (-2,1%) rispetto al ternano (-1,9%). Il commercio registra una diminuzione dell'1,5% in entrambe le province, mentre il settore delle costruzioni cresce in provincia di Terni (+1,1%) e resta stabile in quella di Perugia.
    Per Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell'Umbria, "ci sono ombre, ma anche alcune luci". "I lati negativi non mancano - afferma -: si registra una diminuzione della spinta verso l'imprenditorialità, con l'Umbria che, pur restando (in proporzione al numero di imprese e abitanti) sopra la media nazionale, ha subito un calo più marcato del numero di aziende rispetto al dato nazionale. Un fenomeno che interessa tutte le regioni italiane ma che da noi appare più intenso, va evidenziato l'incremento delle società di capitale, con un conseguente irrobustimento del patrimonio imprenditoriale umbro.
    È vero che restiamo ancora sotto la media nazionale per la percentuale di imprese di capitale sul totale delle imprese, ma il recupero c'è ed è continuo. Inoltre, le nostre imprese, soprattutto quelle più strutturate ma anche, in diversi casi, le piccole, non sfigurano nella corsa alla transizione digitale ed ecologica.
    La Camera di commercio dell'Umbria è impegnata su più fronti per accompagnare questo rafforzamento del tessuto imprenditoriale umbro. La vera sfida è estendere questo processo a una platea di piccole imprese, raggiungendo dimensioni critiche tali da diffondere in profondità digitalizzazione e sostenibilità".
   
   

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