Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky visita il Peace Memorial Museum e paragona la "distruzione totale" della città di Bakhmut, la cui conquista è stata rivendicata da Vladimir Putin, alla devastazione di Hiroshima causata dalla prima bomba nucleare sganciata nel 1945 dagli Stati Uniti.
"Le foto di Hiroshima mi ricordano Bakhmut. Non c'è assolutamente nulla di vivo, tutti gli edifici sono distrutti. Non c'è niente, non ci sono persone", ha aggiunto il leader di un Paese più volte minacciato da Mosca di un attacco con testate atomiche. Indiscusso protagonista dell'ultima giornata del G7, Zelensky ha continuato a tessere la sua tela diplomatica, nel mezzo dello stallo sul campo di battaglia.
Come prima cosa, nell'incontro con il presidente americano Joe Biden, ha voluto rinnovare la sua gratitudine per il sostegno dato, diplomatico e militare, anche sul fronte dell'addestramento dei piloti ucraini e per aver acconsentito alle forniture di F-16 da parte degli alleati. E che, ha garantito, malgrado le proteste di Mosca non saranno motivo di escalation delle tensioni: "Zelensky - ha infatti riferito Biden nella conferenza stampa di fine summit - ha dato una chiara rassicurazione che non saranno usati per andare in profondità nel territorio russo". Il presidente ucraino ha inoltre proposto di tenere a luglio un vertice internazionale dedicato alla formula di pace di Kiev, intervenendo alla sessione sul tema "verso un mondo pacifico, stabile e prospero".
"Tra poco, già a luglio, la guerra su vasta scala entrerà nei 500 giorni. E questo è un periodo di tempo simbolico, un buon mese per convocare il 'Summit della Formula di pace', il vertice della maggioranza globale, di coloro che sostengono l'onestà e sono determinati a porre fine a questa guerra. Vi invito a unirvi agli sforzi comuni". Zelensky ha anche incontrato Narendra Modi, primo ministro dell'India, che insieme al Brasile (non è invece riuscito ad avere un bilaterale con Lula) è tra i Paesi restii a condannare la Russia.
Che, attraverso il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, ha attaccato la presenza del leader ucraino a Hiroshima, utile - a suo dire - a trasformare il vertice in uno "spettacolo di propaganda", nell'ambito di "un'isteria anti-russa e anti-cinese". Mosca inoltre continua a reagire al mandato di arresto per Vladimir Putin per crimini di guerra, incriminando "in contumacia" il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan e il giudice italiano Salvatore Aitala. Il summit, ha però osservato una fonte diplomatica parlando con l'ANSA, "ha permesso ai leader di trovare un linguaggio comune come mai accaduto in passato, avendo consapevolezza sul riequilibrio dei rapporti con la Cina". L'eredità principale di Hiroshima potrebbe proprio essere la prima adozione di un documento autonomo sulla sicurezza economica e l'istituzione di un nuovo quadro per contrastare la coercizione economica da parte di Paesi come la Cina: il suo significato è nel fatto che Ue, Usa, Canada e Giappone hanno concordato nella risposta alle politiche cinesi aspramente criticate. Sul Sud globale, come parte degli sforzi per "ridurre il rischio" della Cina, otto Paesi hanno partecipato al vertice come ospiti, in particolare India e Brasile, l'attuale e il prossimo presidente del G20, nonché naturali partner per diversificare il rischio rispetto a Pechino.
Il G7 rappresenta ancora la metà del Pil globale, ma il Sud del mondo sta aumentando la sua quota grazie alla fascia demografica più giovane: i leader delle economie più sviluppate offrono una partnership 'win-win', fatta di investimenti e tecnologia. Altro tema è la sicurezza: i Paesi del Quad, il format informale con Usa, India, Giappone e Australia, hanno annunciato un nuovo accordo sui cavi sottomarini per migliorare la connettività della regione, ribadendo l'impegno "per un Indo-Pacifico libero e aperto che sia inclusivo e resiliente" a fronte dei timori sulla "militarizzazione" promossa da parte cinese. La stabilità di Taiwan, infine, è essenziale per la prosperità. Alla Cina è chiesto di evitare azioni che modifichino unilateralmente lo status quo. "Riaffermiamo l'importanza della pace e della stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan come indispensabili per la sicurezza e la prosperità nella comunità internazionale". Sono tutti segnali indigesti per Pechino che ha convocato l'ambasciatore giapponese Hideo Tarumi per protestare formalmente per come sono state affrontate "le questioni relative alla Cina" nel summit G7.