L'app di DeepSeek, la start up cinese che ha riacceso la corsa all'intelligenza artificiale sfidando i big americani, non è più disponibile nei negozi digitali in Italia. E non ci sono spiegazioni ufficiali. "Non so se è merito nostro oppure no, abbiamo chiesto informazioni. La società ha 20 giorni di tempo per rispondere", ha detto Pasquale Stanzione, Garante della Privacy, che martedì ha inviato una richiesta di informazioni all'app cinese.
Intanto, a livello globale, il sito di DeepSeek sta registrando rallentamenti e difficoltà di navigazione. Mentre nel nostro Paese continuavano a salire i download dell'app di DeepSeek, gli utenti si sono imbattuti nella scritta di mancata disponibilità sui negozi digitali di Apple e Google in Italia. Il servizio sembra accessibile ancora a chi ha precedentemente scaricato l'app e dal sito di DeepSeek ma registrando problemi di accesso, rallentamenti e difficoltà di navigazione. "E' stato identificato un problema ed è in fase di implementazione una soluzione", scrive nella sezione 'Service Status' la società cinese che nei giorni scorsi ha subito un cyberattacco su larga scala.
La scomparsa dell'app dai negozi digitali è accaduta solo in Italia, visto che negli altri paesi europei e in Gran Bretagna - come riportato dal sito di Reuters online - resta disponibile. Martedì il Garante della Privacy ha comunicato di aver inviato una richiesta di informazioni alle due società cinesi che gestiscono la piattaforma di Intelligenza artificiale - Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e Beijing DeepSeek Artificial Intelligence - sia sul web che sull'app. "Ora la società ha 20 giorni di tempo per rispondere: quando risponderà i nostri uffici avvieranno un'istruttoria in profondità per vedere se c'è il rispetto del Gdpr", ha affermato Stanzione, aggiungendo che il Garante ha chiesto a DeepSeek informazioni "che concernono il codice sorgente, ossia le fonti da cui si è alimentata l'app, se sono stati evitati bias, se sono stati offerti strumenti di protezione dei minori quando accedono a questa applicazione, se si evita di interferire sui diritti fondamentali della persona, per esempio in caso di elezioni". A marzo del 2023 il Garante aprì una istruttoria su ChatGpt e il chatbot di OpenAI si bloccò per un mese. Il servizio riprese dopo aver introdotto una serie di modifiche alla piattaforma. L'istruttoria è stata chiusa a dicembre scorso, alla società è stata comminata una sanzione di 15 milioni di euro per violazioni relative al trattamento dei dati personali. La società di Sam Altman ha annunciato ricorso.
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