Per oltre 60 anni ha vissuto con i sensi di colpa: Clint Hill, l'agente del Secret Service che si tuffò sull'auto per proteggere il presidente John F. Kennedy ferito mortalmente a Dallas, è morto a 93 anni nella sua casa in California.
"Se avessi reagito più velocemente, forse avrei potuto... Vivrò con questo pensiero fino alla morte", disse lo 'scudo umano' in lacrime in un'intervista a Sixty Minutes nel 1975. Pochi conoscevano il suo nome, ma l'immagine del gesto eroico di Hill nel vano tentativo di proteggere Jfk resta indelebile grazie al filmino girato da Abraham Zapruder il 22 novembre 1963.
Forse per apparire più accessibile al pubblico, Kennedy preferiva viaggiare senza un agente in piedi sui predellini posteriori della limo. Assegnato quel giorno alla protezione di Jackie, Hill era dunque posizionato sulla pedana sinistra dell'auto di scorta, direttamente dietro l'auto presidenziale.
L'agente disse poi alla Commissione Warren di aver reagito dopo aver sentito uno sparo e aver visto il presidente accasciarsi sul sedile. Kennedy era già stato colpito da un proiettile alla testa prima che Hill riuscisse a raggiungere la limousine: il filmato di Zapruder lo riprende mentre balza fuori dall'auto del Secret Service, afferra una maniglia del bagagliaio e si issa a bordo costringendo Jackie, che in preda al panico si era arrampicata sul cofano, a tornare al suo posto mentre l'autista accelerava verso l'ospedale dove Kennedy sarebbe stato dichiarato morto subito dopo.
Trent'anni dopo Hill ispirò il thriller politico 'In The Line of Fire' con Clint Eastwood nei panni di un veterano del Secret Service tormentato dal suo passato. Compito dei pretoriani della Casa Bianca è proteggere il presidente (e gli altri dignitari dello Stato) a tutti i costi, anche a rischio della vita. Ci riuscirono in molti, tra questi Jerry Parr che nel 1981 salvò Ronald Reagan dall'attentato di John Hinckley Jr. a Washington. Per l'eroismo dimostrato a Dallas, Hill fu premiato e alla fine promosso fino a diventare vicedirettore del Secret Service. Non si riprese mai però dai sensi di colpa: vittima di attacchi di depressione e delle memorie ricorrenti dell'assassinio andò in pensione anzitempo a soli 43 anni.
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