Un'inchiesta governativa, definita
"indipendente" ma i cui membri sono stati nominati
dall'autoproclamato presidente siriano Jolani, dovrà far luce
entro un mese, dei massacri attribuiti a uomini armati vicini
allo stesso presidente e compiuti da giovedì contro più di 800
civili siriani, tra cui donne e bambini, in larga parte alawiti
ma anche cristiani nelle regioni costiere di Latakia e Tartus e
nelle regioni centrali di Hama e Homs. In tutto si contano sul
terreno più di 1.300 morti in quattro giorni.
Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha condannato
i "terroristi islamisti radicali" per questi "massacri" e ha
invitato le autorità siriane a perseguire i responsabili, dopo
un appello delle Nazioni Unite per la fine immediata delle
"orfani dei civili". Una delegazione dell'Onu è oggi stata per
la prima volta accompagnata da truppe governative a Jabla
(Latakia), una delle città alawite più colpite. "Riterremo
responsabile, con fermezza e senza clemenza, chiunque è
coinvolto nello spargimento di sangue di civili o che ha
oltrepassato i poteri dello Stato", ha assicurato in serata
Jolani.
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