Sebbene l'Ecuador lo avesse
presentato ieri come il numero due dell'organizzazione criminale
de Los Lobos, Carlos Julio D. E., alias "El Chino" è già stato
liberato dopo la prima udienza preliminare.
Invece del carcere, come misura cautelare, il giudice
incaricato del caso non ha decretato la sua detenzione
imponendogli però il divieto di espatrio e l'obbligo di firma,
tre volte alla settimana, nel tribunale di Portoviejo, città di
250 mila abitanti e capitale della provincia costiera di Manabí,
dove era stato arrestato ieri.
Il ministero della Difesa ecuadoriano aveva celebrato ieri la
cattura di "El Chino", insieme ad altri due soggetti,
definendolo un "pericoloso leader criminale" che al momento
dell'arresto "deteneva una grande quantità di denaro, veicoli
corazzati, droga, armi e fucili".
Accolta dunque a sorpresa la richiesta dell'avvocato
difensore di "El Chino" che, nella sua arringa per farlo
scarcerare, ha sottolineato come il suo assistito abbia tre
figli minorenni di cui deve prendersi cura, oltre a presentare
alcuni documenti tra cui un certificato medico.
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