(di Antonio Fatiguso)
Nessuna disponibilità ad accettare
"sanzioni unilaterali illegali" per le relazioni speciali che la
Cina vanta con la Russia, sugellate dalla recente visita a
Pechino del presidente Vladimir Putin all'amico 'eterno' Xi
Jinping. Il Dragone alza le barricate alla vigilia del summit
pugliese dei leader del G7, a Borgo Egnazia, rivendicando "la
normale cooperazione economica e commerciale" con Mosca che "non
sarà interrotta a causa di alcun soggetto terzo".
Il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian ha preso di
mira l'ipotesi che i Sette Grandi possano decidere su un duro
avvertimento per "mettere in guardia i piccoli istituti
finanziari cinesi' affinché smettano di aiutare la Russia a
eludere le sanzioni occidentali e di sostenere l'interscambio di
beni con il doppio uso civile e militare, funzionali alla guerra
di Mosca all'Ucraina. Pechino "adotterà tutte le misure
necessarie per difendere i diritti e gli interessi legittimi
delle imprese cinesi", ha tuonato Lin nel briefing quotidiano,
consapevole che tra i dossier più caldi nell'agenda dei Sette
Grandi c'è la competitività, con la sovraccapacità industriale
addebitata al Dragone in settori quali i veicoli elettrici e i
pannelli solari.
Il tema è stato affrontato dalla ministeriale Finanze del G7,
con la presa d'atto di vedute non del tutto coincidenti, ma con
la presa d'atto di dover agire. Gli Usa hanno varato dazi
draconiani per stroncare l'import di beni hi-tech made in China
legati alla transizione energetica. Mentre l'Ue dovrebbe
annunciare in settimana la stretta sui veicoli elettrici, su cui
Pechino ha già anticipato l'adozione di ritorsioni.
Tra 'i piccoli circoli dalle alte mura', una delle metafore
più usate dal presidente Xi Jinping per indicare 'i contesti'
anti-Cina, di sicuro il più inviso è il G7 a trazione Usa. Negli
ultimi anni, dalle critiche velate della dichiarazione finale si
è passati alle accuse esplicite, ai moniti e ai toni molto duri,
fino a includere Taiwan e la contrarietà ai cambiamenti dello
status quo con la forza nello Stretto e nel mar Cinese
meridionale. Per questo, Pechino spinge sul fronte diplomatico
puntando a bilanciare il peso del G7 con i Paesi Brics. Nella
ministeriale tenuta nella città russa di Nizhny Novgorod, il
ministro degli Esteri Wang Yi ha invitato oggi i Paesi del
blocco "ad assumersi maggiori responsabilità e ad affermarsi
come una vera piattaforma inclusiva verso il mondo", sulla scia
di crescenti sanzioni occidentali e restrizioni commerciali
contro il Dragone alle prese con una crescita incerta. "La
politicizzazione delle questioni economiche è cresciuta insieme
a sanzioni unilaterali e barriere tecnologiche", ha aggiunto
Wang senza nominare Paesi, nel resoconto della diplomazia di
Pechino.
I Brics raggruppano i Paesi fondatori Brasile, Russia, India,
Cina e Sudafrica, ai quali si sono aggiunti Egitto, Emirati
arabi uniti, Iran ed Etiopia all'inizio del 2024, puntando a
contrastare il dominio occidentale nell'ordine mondiale. "I
Brics dovrebbero trasformarsi in un nuovo meccanismo di
cooperazione multilaterale guidato dai mercati emergenti e dai
Paesi in via di sviluppo", ha notato Wang. Insomma, un 'piccolo
circolo dalle alte mura' ma con caratteristiche cinesi.
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