Ha vinto le elezioni, ma in Europa "non si fa valere e l'Italia è in panchina". Le opposizioni aspettavano al varco la presidente del Consiglio Giorgia Meloni per contestare il modo con cui si è mossa a Bruxelles dopo le Europee. L'occasione sono state le comunicazioni in Parlamento in vista del consiglio europeo.
E così, uno dopo l'altro, in una scia di duelli in differita, dopo la premier sono intervenuti un po' tutti: la segretaria del Pd Elly Schlein, il presidente del M5s Giuseppe Conte, Angelo Bonelli per Avs, Riccardo Magi per Più Europa, Matteo Renzi al Senato per Iv. E anche Carlo Calenda, via social dalla convalescenza.
Attacchi e ironie. Il tema era l'Europa, ma la polemica italiana ha fatto più di un passo dentro il dibattito in Aula. Hanno dominato i toni del sarcasmo: "Trovo positivo che la presidente del Consiglio si accodi a chi come noi l'Europa vuole cambiarla e non uscirne", ha detto Schlein preparando l'affondo: "Mi aspetto che nella discussione" in Ue "porti le priorità del Paese e non della sua famiglia politica, perché spesso le due cose non coincidono".
Il ruolo della premier anche di capo dell'Ecr è stato più volte nel mirino. "Ci aspettavamo le comunicazioni della presidente del consiglio italiana, abbiamo invece ascoltato il comizio della leader del partito dei conservatori", le ha detto Magi. Anche l'esclusione dai top job, dai ruoli che contano in Ue, è stata tirata in ballo spesso. "Lei ha detto che non farà inciuci con questa sinistra - le ha ricordato Schlein - Siamo noi a non essere disponibili. Se poi i socialisti in Europa hanno più voti di voi, non vi lamentate se non vogliamo allearci con gli antieuropeisti". Anche Conte ha usato il registro dell'ironia: "Meloni vada in Europa con forza a prendersi un posto di prestigio nella Commissione. Visto che si tratta di un incarico di prestigio, non lo affidiamo a un parente. Per una volta applichiamo il principio di meritocrazia".
E poi una citazione. Poco prima, Meloni aveva ricordato la tragedia del bracciante di Latina e, durante l'applauso dell'Aula, i microfoni avevano colto l'invito della premier ai suoi ministri: "Ragà, alzateve pure voi". Un passaggio che Conte ha riciclato nell'appello con cui ha chiuso il suo intervento: "Meloni recuperi l'immagine dell'Italia, imparate ad amare il tricolore, non a sventolarlo nelle dirette social". E poi, "mutuo il suo linguaggio: ragazzi svegliatevi". Sarcastico anche Renzi: Meloni "ci ha raccontato una storia fra la grande statista e la piccola fiammiferaia. La grande statista che vuol cambiare il mondo e la piccola fiammiferaia che si lamenta perché non l'hanno chiamata ai caminetti. Forse non è che non hanno rispetto per l'Italia, ma non vogliono lei e le sue idee politiche". Duro Bonelli: "Meloni deve fare i conti con i suoi fallimenti politici in Europa, è stata messa fuori dalla porta". Pessimista Calenda: "Il discorso della presidente del consiglio alle Camere dimostra che ha scelto la strada della radicalizzazione dello scontro in Italia e in Europa. Non finirà bene per l'Italia".
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