Il disegno di legge quadro sul nucleare arriva a Palazzo Chigi, e sarà messo all'ordine del giorno del primo Consiglio dei ministri utile. Lo ha annunciato alla Camera il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Una volta trasmessa alla Presidenza del Consiglio, la norma dovrebbe andare in Cdm nel giro di un paio di settimane, aveva previsto giorni fa il ministro. Si tratta di un disegno di legge delega. Se verrà approvato in Parlamento, il governo dovrà poi emanare i decreti esecutivi. Serviranno almeno un paio d'anni.
"Lo schema di disegno di legge sul nucleare questa sera verrà inviato alla Presidenza del Consiglio, per essere iscritto all'esame del primo Consiglio dei ministri utile", ha detto Pichetto al question time, rispondendo a una interrogazione di Noi Moderati.
"Il disegno di legge delega - ha spiegato - conterrà tutti gli elementi ad oggi necessari per abilitare il nuovo nucleare quale tecnologia per la transizione, a partire dall'elaborazione e l'adozione di un Programma nazionale per il nucleare sostenibile. Saranno altresì inseriti criteri per la riforma della governance del settore, a partire da un'Autorità di sicurezza nucleare, per la definizione di un procedimento autorizzativo degli impianti, e per il potenziamento del know-how settoriale".
La partita del ritorno nel nucleare in Italia, stoppato dal referendum del 1987, entra così nel vivo. E non sarà semplice.
Pichetto vuole intestarsi il merito di aver ridato al Paese questa fonte di energia. Ha spiegato più volte che la domanda di elettricità raddoppierà nei prossimi vent'anni, e che senza l'atomo non sarà possibile soddisfarla. Il nucleare a suo avviso darebbe al nostro paese indipendenza energetica e corrente a basso prezzo, oltre a stabilizzare la produzione incostante delle rinnovabili.
L'Italia secondo il ministro non punta alle grandi centrali come quelle esistenti all'estero, ma ai piccoli reattori modulari (motori di sommergibili dentro tubi di metallo) e ai reattori di quarta generazione raffreddati a piombo, che bruciano scorie. Tecnologie che dovrebbero essere più economiche e sicure, ma che saranno disponibili solo nel prossimo decennio.
Sullo sfondo, c'è l'annunciata nascita, a breve, di una società italiana per il nucleare, una "newco" formata da Enel, Leonardo e Ansaldo.
In questa partita, Pichetto ha l'appoggio di Forza Italia, Lega, Azione, Italia Viva, +Europa e di Confindustria. Il Pd è scettico, ma non chiude del tutto. Cinquestelle e Verdi sono contrari, come pure le associazioni ambientaliste. Il problema più grosso è Fratelli d'Italia. Il partito è spaccato fra nuclearisti e anti-nuclearisti. Giorgia Meloni, per tenere insieme le due anime, ha detto che bisogna puntare alla fusione nucleare (tecnologia pulita ma futuribile, ci sarà forse fra 30 anni).
L'idea del governo di tornare al nucleare non ha finora suscitato grosse opposizioni popolari. Ma non è da escludere che, una volta approvata la legge, possa partire un referendum abrogativo. Per non parlare delle proteste "nimby" sulla collocazione delle centrali. Non a caso, il sito di energia Staffetta Quotidiana ha ipotizzato che i nuovi impianti potrebbero essere costruiti in Albania, e collegati all'Italia con un cavo sottomarino.
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