"Quando ero un uomo non ero me stessa, non ero felice e correvo con il freno a mano tirato. Ora da donna sono felice e non ho più paura, nemmeno delle minacce sui social. So che ci saranno delle polemiche, ma spero che la mia storia sia d'esempio per molte altre, disabili e non, trans e non". Così in un'intervista all'agenzia France Presse Valentina Petrillo, velocista che sarà la prima atleta transgender a partecipare alle Paralimpiadi, che si svolgeranno a Parigi dal 28 agosto all'8 settembre.
Petrillo, 50 anni, che da uomo (Fabrizio) vinceva titoli italiani paralimpici, ha fatto "coming out", - come lo chiama lei stessa - nel 2017 e dal 2023 è una donna anche per le autorità italiane. In Francia gareggerà nei 200 e nei 400 metri piani categoria T12, riservata agli ipovedenti (soffre dall'adolescenza della sindrome di Stargardt, con perdita progressiva della vista). Ma la sua qualificazione ai Giochi grazie a due terzi posti ai Mondiali dello scorso anno è stata contestata da altre atlete che lamentano di dover competere con chi avrebbe caratteristiche e forza mascoline. La Federazione internazionale di atletica le permette di correre alle Paralimpiadi grazie a una riduzione indotta di quattro volte del tasso di testosterone nel sangue.
Ingegnere informatico, Petrillo ha detto nell'intervista che suo padre è troppo anziano per seguirla dal vivo a Parigi, ma che in tribuna ci saranno il figlio e la figlia avuti quando era un uomo dall'allora moglie - che sarà anche lei presente - e il fratello. Dopo il caso della pugile algerina Imane Khelif - che però è sempre stata donna - ai Giochi dei normodotati, la sprinter azzurra è consapevole che "ci saranno critiche, che alcuni non capiranno perché lo faccio, ma mi sono battuta anni per essere qui e fare la cosa più bella che abbia mai fatto: correre in uno stadio".
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