Autentica potenza mondiale del Sitting Volley, la nazionale iraniana di questa disciplina è a Parigi per conquistare l'ottava medaglia d'oro della sua storia alle Paralimpiadi. Ma per i campioni in carica c'è subito un avversario non facile da battere, ovvero l'Ucraina che con i suoi 140 atleti è una delle delegazioni più folte, e ambiziose, di Parigi 2024. Oltretutto, nella nazionale ucraina c'è un personaggio particolare, che è qui non solo per far vedere che il suo paese, e la sua gente, va avanti nonostante l'invasione dei russi e la guerra, ma anche per lanciare un messaggio a tutti coloro che, come lui, si sono trovati sul campo di battaglia e ne hanno pagato le conseguenze.
Yevhenii Korinets, maglia n. 2 dell'Ucraina, era un paramedico militare che, a 25 anni, non aveva mai messo piede fuori dal suo paese e a un certo punto si era ritrovato al fronte. A marzo dell'anno scorso, a causa delle gravi ferite riportate mentre cercava di soccorrere dei commilitoni che stavano combattendo a Bakhmut ha dovuto subire l'amputazione della gamba sinistra, all'altezza del polpaccio. "Ma io non me ne sono reso subito conto - racconta -. Mi ricordo che ero a letto e pensavo che sarei morto, dicevo a me stesso 'non ho mai viaggiato, non ho visto il mondo e adesso sto morendo'". Invece si è salvato, e grazie allo sport, nel suo caso il sitting volley dove fa l'alzatore, ha trovato la forza di andare avanti, per arrivare fino alle Paralimpiadi.
"Giocavo a pallavolo anche prima di andare ad arruolarmi subito dopo l'invasione del mio paese - dice da Parigi -. Poi mi sono ritrovato in questa situazione particolare ma, in un altro modo, ho ripreso a giocare, a fare ciò che già facevo. Ora sono qui per un motivo ben preciso, oltre a quello di contribuire a sensibilizzare il mondo su ciò che sta accadendo in Ucraina. Io vorrei far capire l'importanza anche sociale dello sport, e fare in modo con il mio esempio che i veterani di guerra rimasti feriti, anche in modo grave, trovino il modo di reagire e non rimangano seduti in casa senza sapere cosa fare". "Prendete me - sottolinea -: ora, a 27 anni, grazie al sitting volley, sono stato in Cina, negli Usa e in tanti posti in Europa. Bisogna, assolutamente, trovare sempre la forza di rialzarsi".
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