"Ho fatto una gara fantastica". Per Giacomo Perini, bronzo paralimpico per lo spazio di un ricorso del quarto arrivato, il tempo delle lacrime e' sempre breve.
Subito parte il contropiede, la rimonta, la risalita. Nella vita, che lo ha messo di fronte alla prova di un tumore e di un'amputazione della gamba destra, e pure nello sport, e' un campione innanzitutto sul piano del carattere. Parigi 2024 è la sua prima Paralimpiade, molto probabilmente non l'ultima. Ma questa la ricordera' per essersi visto togliere il terzo posto conquistato remando nel bacino di canottaggio. "Nella motivazione c'e' scritto che mi 'hanno trovato' mentre usavo apparacchiature di comunicazione: dichiarano il falso, nessuno mi ha mai fermato mentre usavo il telefonino", spiega fermo e convinto al telefono con l'ANSA, diverse ore dopo che il caso e' scoppiato.
"Non mi hanno 'trovato' semplicemente perche' il telefonino in barca non l'ho mai usato - prosegue - Assolutamente no. Anzi, mi sono portato inavvertitamente un etto e mezzo di peso in più...Ho dato il telefono alla giuria perchè vedessero che l'ultima chiamata era della sera prima, con lo psicologo. Se non mi credono, metto a disposizione i tabulati. Ma la gara ha parlato chiaro, il mio terzo posto e' stato netto".
Perini racconta che una volta sceso dall'imbarcazione "il giudice mi ha chiesto di aprire la mia piccola borsa, c'era il telefono con l'acqua. Una dimenticanza. Per quanto possa fare mea culpa, non e' un errore: il regolamento non dice che non si puo' portare il telefono, ma che non si puo' comunicare. E questo 'errore' non l'ho commesso. Se lo avessi fatto, sarebbe in difficoltà la stessa federazione perché avrei parlato con loro. E non e' assolutamente cosi'" C'e' poi la vicenda del ricorso australiano, partito dal quarto classificato poi diventato terzo.
"Non so chi sia ad aver detto di avermi visto utilizzare il cellulare, se non l'australiano - sottolinea - Ma il risultato e' netto. Fossi stato io, non potendo avere la garanzia che il mio avversario abbia usato il cellulare, non avrei mai voluto vincere il bronzo in questa maniera. Sono scelte. Io da atleta che ama questo sport ho la testa in barca senza cellulare, e a fine gara penso al prossimo quadriennio olimpico". "Chiedere scusa? Lo farei se ci fosse una norma che dice che non puoi portare dispositivi elettronici a bordo. E allora chiederei perdono per aver violato una norma. Ma in questo caso l'errore non c'è", aggiunge Perini, al quale più che il rimorso pesa aver visto "il volto dispiaciuto dei miei tecnici perché quel risultato nasce da un lavoro di squadra enorme. Mi dispiace per il Cip e per la Federazione. Ringrazio per il supporto che mi hanno dato. Io mi metto a disposizione, se servono tabulati e altri, anzi per un po' alla giuria hanno proprio avuto a disposizione il mio cellulare: ho dato loro il codice di sblocco".. Ma non vuole sentir parlare di beffa, lui che si sente medaglia di bronzo, e forse anche di piu'. "Ho imparato - chiude con orgoglio - ad andare avanti senza problemi".
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