Nel giorno della memoria, la senatrice a vita Liliana Segre - in un'intervista con Marco Vigevani, presidente del comitato eventi del Memoriale della Shoah, pubblicata online sul sito del Memoriale e del Corriere della Sera - non nasconde la sua preoccupazione per quando non ci sarà più.
"Quando sono entrata in Senato, anche spaventata da quel contesto che non mi apparteneva - ha raccontato la senatrice a vita - ho pensato se potevo lasciare un ricordo etico, morale, storico, umano. Sono presidente di una commissione che ha nel suo titolo 'contro l'istigazione all'odio' per prima cosa, ma servirà o non servirà? ci sarà qualcuno che la raccoglierà come piccola eredità morale o finirà con me?".
Segre insiste sul timore che la Shoah venga dimenticata, come la tragedia degli armeni: "oggi se provi a chiedere a persone che hanno studiato cosa si ricordano degli armeni, forse l'1% ti risponde, gli altri ti dicono 'chi'?". Sull'utilità del Giorno della Memoria, la senatrice a vita ha più di un dubbio. Le iniziative? "Troppe" dice a Vigevani.
"Quando ho compiuto 50 anni, a decenni dalla mia esperienza tragica, mi sono decisa a parlare perché mi rendevo conto che il mondo stava cambiando, ma quello che rimaneva sempre uguale era l'antisemitismo, che oggi è manifesto ma c'è sempre stato", ha detto Liliana Segre. Dell'antisemitismo, prima, "non era possibile parlarne - ha detto Segre nell'intervista per il Giorno della Memoria - nei termini sfacciati, vergognosi e disgustosi dell'antisemitismo di oggi".
Segre: 'Della Shoah alla fine non si parlerà più'
Mentre è vittima di una nuova ondata di attacchi sui social la senatrice Liliana Segre si mostra pessimista sul tema della memoria della Shoah. Per lei c'è il rischio concretissimo, se non la certezza che un giorno venga completamente dimenticata, "e sia ridotta ad una frase nei libri di storia".
Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, affida la sua convinzione ad un'intervista con Marco Vigevani, presidente del comitato eventi del Memoriale della Shoah, che sarà online il 27 gennaio, giorno della Memoria, sul sito del Memoriale e su Corriere.it.
Segre teme che accada "come in 1984, libro di George Orwell in cui vengono riscritti i libri e tutte le generazioni sanno quello che il governo vuole che si sappia". "Io sono di natura pessimista - ha premesso Segre - e questo certamente non aiuta in questo mio giudizio ma sono così sicura dentro di me che una volta spariti, e ormai manca poco, gli ultimissimi superstiti e quando sarà finita la generazione dei figli dei superstiti, e dei nipoti forse, man mano che il tempo passerà, sia per la questione di come è stato finora sia per le falsità che verranno dette, così come in 1984 di Orwell, che secondo me dovrebbe essere adottato nelle scuole", la Shoah sarà ridotta a una frase nei libri di storia". La sua convinzione, ha spiegato, "è legata alla parola 'indifferenza'" che lei ha voluto fosse apposta, enorme, all'ingresso del Memoriale realizzato nel binario sotterraneo della Stazione Centrale di Milano da cui partirono i vagoni piombati per i campi di concentramento.
La presa di posizione della senatrice arriva mentre non si arresta la pioggia di attacchi che, sui social, si sta riversando - in vista della Giornata della Memoria - su di lei. Soprattutto da quando diverse sale cinematografiche e alcune istituzioni in giro per il Paese, come il Comune di Milano, hanno messo in calendario la proiezione del documentario 'Liliana', diretto dal regista Ruggero Gabbai e dedicato alla vita della 94enne sopravvissuta ai campi di sterminio. Sotto un post pubblicato su Facebook dal cinema Raffaello di Modena con l'annuncio della messa in onda del docu-film - in cartellone dal 20 al 22 gennaio - sono comparsi diversi commenti, quasi 500, la maggior parte dei quali con offese, anche antisemite e considerazioni sgradevoli nei confronti della senatrice a vita scatenati, in particolare, dal conflitto, in Medio Oriente che vede coinvolti Israele e la Palestina. L'annuncio della proiezione della pellicola, che avrebbe dovuto aprire alla riflessione, ha fatto da detonatore per parole taglienti e affilate. Come quelle tracciate da ignoti, la notte scorsa, su alcuni manifesti affissi dal Comune di Pordenone per promuovere la Giornata della Memoria e marchiati dalla scritta 'Basta propaganda sionista, ebrei bugiardi'.
Alla senatrice meneghina da tempo oggetto di attacchi online - proprio due giorni fa la Procura di Milano ha chiuso l'inchiesta nei confronti di dodici persone accusate di diffamazione e istigazione a delinquere per motivi di odio razziale nei suoi confronti via social e e-mail - era giunta, nelle scorse ore, la solidarietà dell'ex presidente dell'Emilia-Romagna, presidente e euro-parlamentare del Pd, Stefano Bonaccini (che su Facebook ha scritto "Insultando lei, insultate noi. Con te Liliana Segre, sempre. E grazie per aiutarci a coltivare la memoria") e, oggi, dalla presidente della Fondazione Fossoli, Manuela Ghizzoni secondo cui, alla luce dell'episodio modenese, "è venuto il momento di tracciare una linea netta da non oltrepassare, perché la situazione sta degenerando in maniera non più tollerabile".
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