"Le Olimpiadi devono essere avvincenti, elettrizzanti e mostrare un'abilità senza pari. Uno sport è tutto questo, e se il tiro a segno è uno sport olimpico, anche le freccette dovrebbero almeno essere prese in considerazione". Lo ha scritto giorni fa il 'Sydney Morning Herald', magari dimenticando che il padre dei Giochi moderni, Pierre De Coubertin, praticava proprio il tiro, ma è stata la dimostrazione che l'eco delle imprese del 17enne Luke Littler, che ha vinto il Mondiale di freccette, ha valicato i confini del Regno Unito. E infatti in Australia ha riacceso un dibattito che va avanti da qualche tempo.
Il paese che nel 2032 ospiterà le Olimpiadi a Brisbane non sembra così favorevole all'idea che nel suo territorio si disputino gare olimpiche che prevedano l'utilizzo di armi, da fuoco o ad aria compressa che siano, e questo nonostante la conclamata abilità degli australiani in particolare nel tiro a volo. Così cresce, anche sui media locali, il partito di coloro che vogliono tiro a segno e tiro a volo fuori dal programma dei Giochi, a beneficio magari proprio delle freccette, disciplina alla quale le imprese di Littler hanno dato nuova dignità e fama internazionale. C'è ancora chi non le considera uno sport, ma solo un'attività da pub, ma le sue azioni in prospettiva Brisbane '32 sono in rialzo. E poi, si ragiona da quelle parti, se gli americani sono riusciti a far introdurre il flag football per Los Angeles 2028, perché non si potrà fare altrettanto con i 'darts' quattro anni dopo? Il tutto a scapito del tiro che, parole a suo tempo del presidente del Cio Thomas Bach, è stato già a rischio per LA 2028. Poi, grazie al lavoro dell'ente mondiale di questo sport, l'Issf, il pericolo è stato scongiurato e ai Giochi in California i tiratori ci saranno.
"E' vero, quando sono stato eletto Bach mi ha detto che eravamo fuori da Los Angeles - commenta il presidente della Issf, l'italiano Luciano Rossi -. Ma poi abbiamo fatto un gran lavoro. Mi sono speso molto io con i miei collaboratori, e ha giovato anche il fatto che uno dei nostri vicepresidenti è la plurimedagliata olimpica Kimberly Rhode, che vive proprio in California e si è data tanto da fare per il nostro sport. Gli australiani ci vogliono fuori da Brisbane, magari a beneficio delle freccette? Posso dire che a marzo andrò proprio in Australia per discutere della faccenda, e che anche in prospettiva 2032 sono ottimista: tiro a segno e tiro a volo non fanno ancora ufficialmente parte del programma di Brisbane, ma ci stiamo già lavorando".
Intanto si cercherà di 'modernizzare' le gare del tiro in modo da guadagnare consensi e farsi apprezzare anche dalle nuove generazioni. Per questo, su mandato di Rossi, il direttore del settore competizioni Peter Underhill ha elaborato una strategia per 'vivacizzare' tiro a segno e tiro a volo e farli rimanere nel programma olimpico anche dopo Los Angeles 2028. Il piano ha cinque 'pilastri', e la prima mossa sarà di portare da sei a otto i finalisti delle varie gare. "C'è anche l'intenzione di tornare a far competere uomini e donne tutti insieme, gli uni contro gli altri - annuncia Rossi -, come accadde a Barcellona 1992, quando la cinese Zhang si prese l'oro dello Skeet battendo tutti i tiratori maschi. Oltretutto, se andate a vedere i punteggi, tante volte quelli delle ragazze sono uguali a quelli dei loro colleghi uomini". Per alzare gli indici di gradimento del pubblico, gli eventi televisivi del tiro saranno caratterizzati da elementi innovativi come statistiche in diretta, monitor per mostrare ai telespettatori il battito cardiaco degli atleti e tecnologie avanzate volte a coinvolgere il pubblico, specie i giovani.
A tutto ciò ribatte Alan Warriner, presidente del sindacato dei professionisti delle freccette: "solo nel Regno Unito ci sono sette milioni di praticanti - le sue parole -, con i migliori che sono ricchi e famosi. Ora la nostra ambizione è arrivare alle Olimpiadi, che ospitano discipline con minor seguito e sponsor rispetto a noi. Ormai ci sono tornei in tutto il mondo e anche le gare femminili hanno un loro pubblico.
Diventare uno sport olimpico - aggiunge - avrebbe un enorme impatto mediatico. Lo vogliamo, perché le freccette rappresentano una delle principali industrie sportive d'Europa".
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