Apple richiama i suoi dipendenti in ufficio ma diversi lavoratori sono contrari perché ritengono di aver mostrato un "lavoro eccezionale" durante i due anni di lavoro flessibile. Un gruppo di dipendenti, sotto il nome di Apple Together, ha iniziato a far circolare una petizione all'interno della società per chiedere maggiore flessibilità sul lavoro rispetto ai tre giorni alla settimana in ufficio richiesti dall'amministratore delegato Tim Cook a partire da settembre. La petizione, riporta il Financial Times, osserva come molti dipendenti sono "più contenti e produttivi" lavorando fuori dagli schemi tradizionali.
Dopo vari tentativi falliti a causa delle nuove ondate di Covid, Cupertino è tornata all'attacco e ha chiesto ai lavoratori di riprendere posto alle proprie scrivanie almeno tre giorni alla settimana a partire da settembre. "La collaborazione di persona e' essenziale per la nostra cultura", ha detto l'amministratore delegato Tim Cook annunciando che sara' richiesta la presenza fisica il martedi' e il giovedi' mentre il terzo giorno sara' deciso con i propri manager a seconda delle esigenze. Il programma 'pilota' di rientro "aumentera' la flessibilita' del lavoro. Sappiamo che c'e' ancora molto da imparare al riguardo e siamo pronti ad ascoltare e crescere insieme nelle prossime settimane e nei prossimi mesi", ha osservato Cook mettendo l'accento sul fatto che si tratta di un'iniziativa pilota che piu' essere rivista a seconda delle necessita' .
Apple lavorava al rientro in ufficio dal giugno 2021 ma i suoi piani sono stati piu' volte rivisti per il Covid. Le nuove norme si attueranno inizialmente agli uffici centrali di Apple, quelli nella contea si Santa Clara dove i contagi sono in calo da luglio, per poi ampliarsi altrove.
Le difficolta' di Cupertino nel delineare una strategia sul rientro in ufficio riflettono quelle di altre big della Silicon Valley nel decidere il futuro post-pandemia. Se da un lato la pressione e' alta per tornare alla 'vecchia' normalita' di tutti seduti alle scrivanie, dall'altra parte molti lavoratori preferiscono lavorare da remoto e sono disposti anche a licenziarsi pur di non rientrare. Il rischio e' quindi quello di una fuga di talenti, alla quale nessuno fra i colossi di Big Tech vuole esporsi.
Nella Silicon Valley Apple sta ricorrendo a una delle politiche piu' stringenti per il rientro in ufficio rispetto a Google, Microsoft e Amazon che di recente di sono mostrate piu' aperte al lavoro da remoto. In casa Meta Mark Zuckerberg ha detto ai dipendenti che lo smart working e' incoraggiato e molti dei suoi manager, inclusi l'amministratore delegato di Instagram Adam Mosseri e il presidente degli affari globali Nick Clegg, ne hanno subito approfittato.Amazon lo scorso ottobre ha spiegato che la presenza in persona sara' stabilita' dai manager e che non sarebbero stati imposti dei requisiti, ma ai dipendenti e' richiesto di poter raggiungere l'ufficio con 24 ore di preavviso. Per Airbnb i dipendenti sono liberi di lavorare ovunque nel paese in cui sono basati e per 90 giorni l'anno ovunque fra 170 paesi.
La linea scelta dalla Silicon Valley e' quindi ben piu' morbida di quella di Wall Street, dove molti amministratori delegati richiedono da tempo a tutti la presenza di persona ogni giorno scontrandosi, soprattutto nelle grandi citta' , con le resistenze dei dipendenti. Ne e' un esempio New York, la capitale finanziaria americana. Molti addetti di Wall Street preferirebbero restare a casa invece di essere costretti all'uso della metropolitana e a esporsi a una citta' sempre piu' violenta e sporca, dove il Covid continua a circolare rapidamente. La loro contrarieta' al rientro in ufficio si scontra non solo con quella dei loro capi ma anche con quella del sindaco di New York Eric Adams, convinto sostenitore di una riapertura al 100% a sostegno dell'economia della citta' . Finora comunque il muro dei dipendenti regge: solo il 40% degli uffici di New York e' occupato.