Si intitola "Burma. L'arte di
Sawangwongse Yawnghwe fra Birmania ed Europa", la mostra
dedicata alle opere dell'artista birmano Sawang visibile da
domani al 3 novembre alla Fondazione centro studi Ragghianti -
Ets di Lucca. Curata da Max Seidel e Serena Calamai, in
esposizione oltre 60 opere dell'artista, alcune di grandi
dimensioni, molte delle quali incentrate sull'aspro e
interminabile conflitto fra tirannide e democrazia che interessa
la Birmania da oltre mezzo secolo. Anziché limitarsi al semplice
resoconto delle tragedie che caratterizzano la storia recente
del Paese, spiega una nota, Sawang rappresenta i disastri della
guerra attraverso immagini simboliche, spesso ispirandosi a
Francisco Goya.
La stessa biografia dell'artista, nato nell'area controllata
dai ribelli nello Stato birmano di Shan, si intreccia con i
drammi racchiusi nelle sue opere. Suo nonno fu il primo
presidente della Birmania dopo la fine del colonialismo inglese,
e fu ucciso in un colpo di stato militare. In seguito
all'attentato, suo padre e sua nonna fondarono un movimento di
resistenza. Sawang ha trascorso tutta la sua vita in esilio
politico, dalla Thailandia, al Canada, ai Paesi Bassi, dove
attualmente risiede. Oltre ai lavori dell'artista ispirati dalla
storia politica del suo Paese di origine, l'esposizione dedica
spazio a un ciclo di opere in cui Sawang riflette su importanti
temi della pittura europea moderna, confrontandosi con la
tradizione culturale del nostro continente da una prospettiva
distante dal punto di vista spaziale ma intensamente sentita,
che aggiunge profondità alla sua opera. Una parte della mostra
ospita infatti una selezione di lavori che traggono ispirazione
da "Le Chef-d'œuvre inconnu" di Honoré de Balzac, che,
raccontando l'impossibile ricerca del capolavoro assoluto,
analizza il rapporto tra rappresentazione e realtà. Infine,
l'esposizione accoglie alcune opere che riflettono il grande
conflitto tra arte e vita, che fu descritto da Émile Zola ne
"L'Œuvre" nel 1886.
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