La tecnologia della realtà
aumentata ha un alto potenziale per supportare i processi di
formazione nell'industria, per aumentare l'inclusione dei
lavoratori con background, anche linguistici e culturali,
diversi e per la riduzione degli errori. È quanto dimostra il
progetto di ricerca che la Libera Università di Bolzano ha
condotto con la Global Wafers Memc, nello stabilimento di
Merano.
Obiettivo del progetto era la realizzazione di un "centro di
formazione" basato sulla realtà aumentata per la formazione
degli operatori per l'attrezzaggio di macchine complesse per la
produzione di semilavorati in silicio. Nel "training center" gli
operatori vengono istruiti su "macchine fittizie" sulla base di
un modulo di formazione specificamente sviluppato e assistito
dalla tecnologia di realtà aumentata e dalle tecniche di "Visual
Management".
Lo stabilimento Memc di Merano produce ogni anno 8.000
cristalli Czochralski per la microelettronica e l'azienda ha
sviluppato macchine altamente customizzate per la produzione di
silicio che richiedono regolari interventi di smontaggio,
pulizia e rimontaggio, con oltre 100 componenti in grafite e
parti in quarzo che devono essere smontati e rimontati.
Si tratta di operazioni, spiega Renzo Odorizzi, responsabile
dell'ingegneria delle macchine e degli impianti dello
stabilimento, che vanno svolte "con attenzioni particolari e
l'ausilio della realtà aumentata permette di guidare l'operatore
nelle diverse fasi". Con il ricorso alla realtà aumentata,
aggiunge Odorizzi, "l'azienda punta a risolvere tre problemi
fondamentali: fare formazione e training a persone di
nazionalità diverse - in questo momento abbiamo 23 nazionalità
diverse nello stabilimento - per le quali la documentazione
cartacea è oggettivamente di difficile interpretazione; fare
formazione fuori dalla linea produttiva considerato che
l'accesso agli impianti non può essere molto frequente; rendere
il training più interessante ed attrattivo".
"La tecnologia della realtà aumentata, al momento, è
piuttosto matura per essere utilizzata in ambito industriale,
però la vera sfida per unibz era creare il contenuto digitale
per supportare la formazione degli operatori", sottolinea
Patrick Dallasega, professore associato della Libera università
di Bolzano.
La tecnologia AR è stata implementata nel centro di
formazione attraverso un'applicazione sviluppata appositamente.
Sono stati, inoltre, eseguiti test approfonditi del centro di
formazione con gli operatori dell'azienda, confrontando la
formazione fatta con la tecnologia AR con il tradizionale
approccio cartaceo. "Abbiamo visto che con la realtà aumentata
gli operatori fanno molti meno errori rispetto al metodo
convenzionale - riferisce il docente di unibz - Con i test
effettuati subito dopo la formazione, la riduzione degli errori
era del 48 per cento, mentre nel test replicato una settimana
dopo è stato rilevato che con l'AR gli operatori hanno fatto il
72% di errori in meno".
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