Siamo nel 1916 quando viene
ritrovato l'Apollo di Veio, oggi conservato al Museo di Villa
Giulia a Roma. A partire da questa scoperta nel giro di pochi
anni prende avvio il periodo conosciuto come "rinascenza
etrusca", a cui sono dedicate due mostre che saranno ospitate a
Rovereto e a Milano. Entrambe fanno parte del progetto "Etruschi
del Novecento", organizzato dal Mart e dalla Fondazione Luigi
Rovati. L'esposizione di Rovereto (al Mart) sarà aperta dal 7
dicembre 2024 al 16 marzo 2025, mentre quella milanese (alla
Fondazione Luigi Rovati) sarà visitabile dal 2 aprile al 3
agosto 2025.
In mostra ci saranno quasi 200 opere, tra cui si segnalano
quelle di Massimo Campigli, Marino Marini, Arturo Martini,
Alberto e Diego Giacometti, Pablo Picasso, Michelangelo
Pistoletto, Gio Ponti, Mario Schifano e Gino Severini.
L'esposizione milanese - informa una nota - proporrà solo
artisti italiani, mentre in quella roveretana si troveranno
anche artisti stranieri.
Fu il poeta Gabriele d'Annunzio a contribuire, tra gli altri,
al "mito etrusco". Negli anni dei suoi viaggi a Volterra, dove
ambientò "Forse che sì, forse che no", d'Annunzio lavorò anche
all'opera drammaturgica "La città morta", che andò in scena nel
1898 a Parigi e nel 1901 a MIlano, con l'interpretazione di
Eleonora Duse. Il "Vate" mise in scena una tragedia ambientata
in un tempo sospeso, nel mondo delle ombre, nel quale i
protagonisti si muovono tra un repertorio indistinto di copie di
opere archeologiche.
Altri due momenti importanti del rinascimento etrusco furono
segnati dalla mostra allestita nel 1955 da Luciano Baldessari al
Palazzo Reale di Milano, "Mostra dell'arte e della civiltà
etrusca", e all'esposizione "Civiltà degli etruschi", che
qualche anno più tardi, nel 1985, approdò a Firenze in quello
che venne chiamato "l'anno degli etruschi".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA