"Nello sci, soprattutto nelle
discipline veloci, il margine di rischio resta: ma la ricerca su
protezioni e sicurezza deve andare avanti. Qualcosa si può
ancora migliorare". Al telefono con l'ANSA ha la voce rotta
dall'emozione, Isolde Kostner: rivive i fantasmi del passato
parlando della morte choc di Matilde Lorenzi. Trent'anni fa,
infatti una giovanissima Kostner conquistava la prima gara della
sua carriera in un clima di tristezza infinita: il 29 gennaio
1994 a Garmisch-Partenkirchen mentre lei con il pettorale n.35
vinceva la discesa di coppa del mondo, l'austriaca Ulrike Maier
moriva in seguito a una terribile caduta in gara. Nell'impatto
violento si sganciò il casco, provocando la frattura delle
vertebre cervicali della sciatrice, rimasta esanime in pista.
"Ho vissuto quello choc da vincitrice della gara - ricorda l'ex
campionessa di Bolzano - al traguardo mi chiedevano cosa ne
pensavo della caduta, ma io non ero al corrente di nulla, non
ero consapevole della gravità della situazione. Fu bruttissimo".
Dell'incidente della promessa dello sci azzurro mentre si
allenava in Val Senales, Kostner ha saputo da suo figlio, che ha
amici che stavano seguendo in quella zona il corso per maestri
di sci. "Gli hanno scritto di questa caduta terribile - spiega -
erano tutti in cima che piangevano, hanno visto la giovane
cadere e che non si muoveva più. I soccorsi, la corsa dei
tecnici, l'elicottero che l'ha portata in ospedale. Ero già
distrutta ieri e sapere che non ce l'ha fatta è davvero
terribile". Il pensieri va a Matilde "che ha messo tutta la
passione per inseguire i sogni attraverso lo sport - sottolinea
l'ex sciatrice - e penso poi alla sua famiglia che l'ha
salutata, pensava di rivederla e invece non sarà così".
Un incidente, come purtroppo ce ne sono stati altri sugli
sci, riporta all'attenzione di tutti il tema della sicurezza.
"Si sono fatti grandi progressi? In gara sicuramente si, in
allenamento spesso le reti di protezione non ci sono, ma Matilde
Lorenzi è caduta in avanti, e le protezioni non c'entrano. Il
colpo forte lo ha preso quando ha sbattuto con il viso. In
passato, quando ci fu la tragedia di Ulrike, non c'erano le
protezioni alla schiena e quando sono state introdotte in tanti
non le volevano usare. Poi ci si abitua e adesso sarebbe
impensabile gareggiare senza". Sulla tutela della testa qualche
possibilità in più secondo Kostner c'è. "Parliamo di sport in
cui si va a una certa velocità, persino in gigante anche a 60 km
orari - aggiunge l'ex campionessa -, si potrebbe pensare al
casco integrale. Io ad esempio usavo la mentoniera in discesa e
superg, ma anche quella non garantisce sicurezza perché il colpo
di frusta e quello alla nuca non lo eviti". In qualche modo però
si può guardare ai progressi fatti in F1: "Un margine ci può
stare con un supporto per la nuca anche per lo sci così come
hanno fatto in formula 1: certo chi scia è molto più mobile
rispetto a un pilota, ma comunque sono cose che si possono
testare anche per gli sciatori. Certo il rischio assoluto non lo
elimini, il busto, la pancia non sono protetti: per questo la
ricerca non si deve fermare".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA