"La tecnologia migliora la qualità
della vita, ma allo stesso tempo stressa". Lo afferma il
direttore dell'Ipl-Istituto promozione lavoratori, Stefan
Perini, commentando i risultati dell'ultimo Barometro Ipl
dedicato al tema del "tecnostress".
Dall'indagine emerge che quasi l'80% dei lavoratori
intervistati usufruisce di tecnologie digitali per svago
personale per una o due ore al giorno. In particolare, il 44%
entra in contatto con servizi digitali per un'ora al giorno, il
34% per 2 ore e un altro 22% per più di due ore. Diversa è la
situazione sul posto di lavoro, dove certamente l'utilizzo è
strettamente legato al tipo di mansione svolta. Qui a livello
aggregato, non distinguendo dunque per attività, il 17% degli
intervistati non fa uso di tecnologie digitali mentre una
percentuale di poco maggiore del 30% utilizza servizi digitali
da una a due ore. Un 15% dichiara infine di utilizzare procedure
digitali per 8 ore al giorno.
Alla domanda se l'impiego delle nuove tecnologie costituisca
o meno fonte di stress, il 13% degli intervistati ha risposto
"molto" e il 41% "abbastanza". Ciò vuol dire che per più della
metà dei lavoratori dipendenti l'impatto generale in termini di
stress è rilevante. Tuttavia, nonostante questo risultato, 8
persone intervistate su 10 parlano di un certo miglioramento
della qualità della vita (il 12% parla di "molto", il 67% di
"abbastanza") proprio grazie a questi strumenti non sempre
facili da utilizzare; ben l'84%, per esempio, ritiene che
l'accesso ai servizi sia privati che pubblici sia migliorato
grazie alle tecnologie digitali.
Il 30% degli intervistati ritiene che a causa dell'uso
prolungato della tecnologia digitale le prestazioni lavorative
risultano in generale "molto" o "abbastanza" peggiorate, il 36%
non ravvisa alcun tipo di problema sul lavoro, mentre il 34%
riconosce un certo peggioramento delle prestazioni anche se solo
limitatamente. Riguardo ai danni alla salute la posizione degli
intervistati è invece più critica: solo il 18% ritiene che l'uso
prolungato non arrechi alcun danno, mentre la rimanente parte
del campione ritiene che vi siano danni alla salute in misura
variabile.
"È importante prendere consapevolezza degli effetti negativi
oltre che positivi di queste innovazioni. L'impatto delle
tecnologie digitali sul benessere lavorativo e sulle modalità di
lavoro ricopre un'importanza strategica, perciò sarà importante
monitorare gli effetti della transizione digitale anche sulla
salute delle persone", commenta il presidente Ipl, Andreas
Dorigoni.
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