"Oggi non abbiamo avuto nessuna
rassicurazione, ma solo la certezza che parte della produzione
trentina verrà delocalizzata, senza alcun reale impegno a
garantire l'occupazione". Così, in una nota, le rappresentanze
sindacali degli stabilimenti Dana di Arco e Rovereto dopo
l'incontro con la dirigenza della Dana (foto), convocato dal
Ministero per fornire spiegazioni e chiarimenti sulle recenti
decisioni della multinazionale. La vendita della divisione
off-highway (componenti per veicoli del settore agricolo e delle
costruzioni) coinvolge tutti i 30 stabilimenti sparsi nel mondo,
che occupano complessivamente 9500 dipendenti. In Trentino
domani e lunedì i lavoratori degli stabilimenti di Arco e
Rovereto si riuniranno in assemblea.
Tutte le quattro società italiane di proprietà della
corporate americana, Dana Graziano, Dana Motion Systems Italia,
Dana TM4 e la "trentina" Dana Italia, sono coinvolte nella
vendita, che interesserà 11 dei 12 stabilimenti italiani dove
lavorano 3.800 dipendenti, dei quali circa 950 in provincia di
Trento. La dirigenza della Dana ha peraltro confermato e
ufficializzato - come scritto dalla stampa locale a novembre
scorso - lo spostamento in Messico, da metà 2026, di circa il 30
per cento della produzione dello stabilimento di Rovereto. I
sindacati hanno chiesto quali siano i motivi per i quali ad
essere colpito dalla scelta di delocalizzare è proprio e
soltanto, tra i 30 stabilimenti Dana nel mondo, lo stabilimento
di Rovereto, con un impatto pesante sul territorio provinciale,
ottenendo risposte giudicate evasive e del tutto
insoddisfacenti. Anche l'assessore Spinelli ha espresso la
preoccupazione che dopo tanti anni di un rapporto fecondo col
territorio provinciale il Trentino possa essere considerato non
più strategico per la multinazionale americana
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