"Al di là di tutto, in quello che
viene comunemente indicato come il popolo della sinistra esiste
tuttora una genuina preoccupazione (per quanto noi la possiamo
considerare esagerata) nei confronti della permanenza del centro
destra al governo della nostra città, oltre che del governo
nazionale. E' in considerazione e nel rispetto di questo
sentimento diffuso e per non apparire contrapposti ad esso che
come candidato a sindaco do ai compagni e agli elettori per il
ballottaggio di domenica prossima, l'indicazione di voto per la
candidata del cartello progressista, ferma restando per ciascuna
e ciascuno la legittimità di altre opzioni di voto (naturalmente
escluso quello per la destra), anche in considerazione della
constatazione che il cartello progressista non presenta il voto
stesso come un'alternativa tra sinistra e destra, ma
fondamentalmente tra due persone": lo afferma in una sua nota il
candidato a sindaco di Perugia Leonardo Caponi, Pci - Perugia
contro guerra e
neoliberismo, in vista del ballottaggio fra Margherita Scoccia e
Vittoria Ferdinandi.
Al primo turno Caponi si era fermato allo 0,55 per cento
delle preferenze.
"Ribadisco che il Pci di Perugia conferma il suo impegno e la
sua decisione, dopo la campagna elettorale e per il futuro -
sottolinea - di lavorare per la costruzione a Perugia di una
presenza comunista e di sinistra e ad avviare a questo fine la
ripresa di rapporti di confronto e collaborazione unitaria con
tutte le forze disponibili".
Nel suo comunicato Caponi osserva che "il nuovo Pci di
Perugia ha affrontato e condotto la campagna elettorale per
l'elezione del sindaco e il rinnovo del Consiglio comunale con
l'obiettivo di costruire un terzo polo di sinistra alternativo
ai due schieramenti politici potenzialmente maggioritari, quello
progressista e quello di centro destra, ritenendoli non uguali,
ma entrambi prigionieri delle politiche atlantiste e
neoliberiste e in conseguenza di questo di non presentare tra
loro diversità programmatiche di fondo o comunque non essere
sufficientemente dissimili su punti decisivi e caratterizzanti
per il futuro della città e il suo necessario cambiamento. Su
questa base i nostri/e candidati/e e militanti si sono impegnati
con generosità e passione (e va a loro il nostro plauso e
ringraziamento) ottenendo alla fine un risultato elettorale che,
tenendo conto delle condizioni straordinarie e per noi
proibitive nelle quali si è svolta la campagna, va giudicato
soddisfacente e apprezzabile. Al di là del risultato numerico
del voto abbiamo aggregato, là dove prima non c'era niente, un
gruppo di compagni/e, alcune delle quali giovani, su cui si
potrà sviluppare in futuro il progetto di costruire a Perugia la
presenza del Pci e di una sinistra".
"Quali sono queste condizioni estreme? Innanzitutto - spiega
Caponi - la modestia delle risorse e dei mezzi che noi, anche
per una scelta etica, abbiamo messo in campo confrontata con le
centinaia di migliaia di euro che hanno speso gli altri,
particolarmente le due candidate favorite".
"Si è manifestata nel voto - osserva ancora - una
polarizzazione tra due candidate che ha cannibalizzato tutte le
altre forze. Il cartello progressista ha sperimentato a Perugia
una nuova forma di propaganda elettorale che in futuro andrà
studiata e che, mettendo sostanzialmente al bando la politica e
i partiti (emblematico il fatto che in nessuna manifestazione si
siano visti i loro simboli) e puntando sul cosiddetto 'civismo',
ha di fatto e prevalentemente sostituito i contenuti e la
concretezza dei programmi con una rappresentazione di carattere
immaginifico e fiabesco che ha fatto leva sulla cultura
televisiva del reality show e del gradimento pubblico del bello
e di un mondo di meraviglie senza fine".
"Ci siamo trovati di fronte alla figura di una candidata a
sindaco che è stata presentata e vissuta come 'di sinistra',
qualificata come 'brava persona', apparsa come anti vecchio Pd,
la quale (in linea con la moda del leaderismo) ha catalizzato e
nascosto sulla propria individualità le evidenti contraddizioni
e differenze, che non tarderanno a manifestarsi sia in caso di
vittoria che di sconfitta, di un cartello elettorale composito
(ancora più sbilanciato a destra ora con l'arrivo di Monni e la
designazione della Sartore) il cui asse politico, anche per
effetto del fatto che il Pd, vecchio o nuovo che sia, ne rimane
l'azionista di riferimento, rimarrà atlantista e neoliberista.
Ma la forza principale del cartello progressista è consistito
nel fatto che esso ha interpretato (con una dimensione e una
forza che noi non potevamo avere) il decennale desiderio di
rivincita degli elettori della 'sinistra', amplificando la loro
preoccupazione per la permanenza della destra alla guida della
città, in un quadro nel quale la destra è governo del Paese.
Questa destra è stata semplificata, soprattutto dai vecchi
dirigenti del Pd di derivazione ex comunista, come 'i
fascisti'".
"Sulla base della drammatizzazione del pericolo fascista a
Perugia (infondata nei termini in cui veniva presentata e
vantando rispetto ad essa una differenza programmatica spesso
sfumata) è stata condotta nei nostri confronti (e soprattutto
nei mie confronti) una pressione fortissima - sottolinea Caponi
- intollerante, a tratti persino verbalmente violenta al fine di
descrivere e presentare il nostro voto come un 'aiuto alla
destra' e ai 'fascisti' o, nel migliore dei casi, come un voto
sprecato. Sotto la superfice dell'amore e dell'incanto recitato
dalla candidata a Sindaco è vissuta una pratica spregiudicata
del voto utile che ha ridotto sostanzialmente la potenzialità
del nostri consensi, ai quali, per altro verso, è venuto un
modestissimo, quasi inesistente, contributo dalle altre forze
della sinistra di alternativa una parte delle quali era già
confluita nel cartello progressista o nel consenso alla
candidata a sindaco. Eccezioni tra queste forze sono stati il
Fronte del dissenso e Resistenza popolare".
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