Abbiamo fortemente voluto fare questa
scelta che rappresenta un cambio di passo culturale molto
importante nella storia del sistema universitario del nostro
Paese. Le università sono state stimolate nel corso degli anni a
entrare in competizione tra di loro. Noi abbiamo fatto una
scelta un po' controcorrente che spero che possa essere letta
come una scelta un po' visionaria. Mettere insieme in una rete
di atenei che insistono sullo stesso perimetro geografico del
Paese le migliori competenze della qualità della ricerca, della
didattica, del trasferimento tecnologico e della terza
missione". Così il rettore dell'università di Perugia, Maurizio
Oliviero, alla presentazione del progetto Futuro al Centro a
Roma che vede uniti otto atenei dell'Italia Centrale - Marche,
Umbria e Abruzzo - per una strategia di valorizzazione
condivisa.
Questo, continua, "perché i nostri giovani possano da questo
recepire il meglio nella qualità della formazione e i nostri
territori possano avere una chance in più. Noi pensiamo che
stare uniti, mettendo insieme il meglio che le nostre realtà
universitarie possono offrire, sia un motore e una leva di
sviluppo importante, ma non solo per questo territorio, per il
paese intero, e con un'ambizione ancora più importante,
diventare un punto di riferimento internazionale".
Oliviero sottolinea la volontà di "essere una porta di accesso
alle esperienze internazionali" e "vorremmo farlo - dice -
sostenendo i nostri giovani, sostenendoli in tutte le forme,
perché il nostro obiettivo è spiegare ai nostri giovani che
devono avere il coraggio di tornare nei nostri territori,
investire nei nostri territori. Ma non possiamo restare da soli,
abbiamo bisogno che tutta la rete del mercato dell'industria,
dell'impresa e del mercato del lavoro abbia contezza di un
fatto: i nostri giovani sono straordinariamente bravi".
I ragazzi secondo il rettore, "hanno bisogno che questa loro
competenza venga riconosciuta sia in termini professionali che
in termini retributivi"
E per questo, "non posso accettare di leggere ancora oggi che i
nostri laureati, i nostri dottori di ricerca sono i meno pagati
d'Europa. Noi abbiamo delle eccellenze, non è un caso che i
nostri giovani vengano richiamati tutti all'estero".
Come università "anche oggi stiamo dando prova di visione.
Abbiamo bisogno di costruire una rete ancora più convinta e
ancora più forte e decisa", conclude.
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