Giovani, piano
industriale strategico di territorio, centralità della
manifattura e apertura ad altre regioni sono le "questioni
centrali", secondo Confindustria, da affrontare per dare una
prospettiva all'Umbria. Ad elencarle è stato il presidente
Vincenzo Briziarelli nel corso dell'assemblea generale
dell'associazione.
"Sono sempre più numerosi i giovani che lasciano la regione per
costruirsi altrove un futuro formativo e professionale. È una
perdita di risorse straordinaria, non bilanciata dai flussi di
ritorno né dall'attrazione di altre competenze. È un tema
nazionale, ma dobbiamo cercare di dare risposte anche a livello
locale. Non possiamo rimanere passivi di fronte ad un fenomeno
che sta assumendo proporzioni preoccupanti" ha aggiunto.
"Credo sia necessario investire sulle eccellenze
universitarie, nelle imprese, nei servizi, nel territorio - ha
detto Briziarelli - per offrire ai giovani quelle opportunità
che trovano nelle città che questi investimenti li hanno
realizzati da anni".
Per il presidente di Confindustria Umbria è poi "necessario
creare un rapporto ancora più stretto tra Istituzioni, parti
sociali, associazioni, università, per definire un Piano
industriale di medio lungo periodo che, partendo dalla
valorizzazione dei tanti punti di eccellenza esistenti, possa
disegnare un quadro organico degli obiettivi a cui tendere e
degli strumenti necessari per raggiungerli".
Un ruolo rilevante, secondo Briziarelli, avranno in questo
contesto anche le relazioni industriali "che auspichiamo libere
da retaggi di culture antiaziendalistiche". "Ribadiamo - ha
aggiunto - la nostra disponibilità ad una collaborazione franca
con le organizzazioni sindacali, con le quali dovremo anche
affrontare con rinnovato impegno il tema della sicurezza sul
lavoro".
In Umbria, ha inoltre spiegato Briziarelli, "non c'è
abbastanza manifattura, che incide per il 15% del valore
aggiunto regionale". "Se la regione vuole progredire, deve far
crescere le imprese presenti e attrarne di nuove, perché la
manifattura - ha proseguito - genera occupazione di qualità,
alimenta la produttività, eleva le competenze, moltiplica il
reddito visto che ogni euro investito nella manifattura genera
un impatto nel sistema economico di quasi 3 euro".
Per sostenerla, secondo Briziarelli, "potrebbe essere utile
attivare contratti di sviluppo regionale, sostenere i progetti
di ricerca ed innovazione di filiera, istituire dei Centri di
competenza sul digitale, simili a quelli presenti in altre
regioni".
Infine, per Confindustria l'Umbria deve collocare la sua
strategia di sviluppo "in una prospettiva interregionale".
"L'Hub tra Abruzzo, Umbria e Marche, presieduta dal rettore
Oliviero, è un'esperienza pilota" ha ricordato Briziarelli. Che
poi ha aggiunto: "La regione deve creare connessioni forti,
corridoi, con le aree limitrofe e con quelle più sviluppate del
Paese, perché la dimensione locale spesso non è sufficiente per
politiche adeguate ai tempi. Questo vale per la crescita dei
cluster industriali, per il trasferimento tecnologico, per
l'intelligenza artificiale, per il calcolo ad alte prestazioni,
per la sicurezza informatica, la sanità, le infrastrutture, il
turismo, la formazione e per tanti altri settori".
E con lo spirito di "guardare avanti e preparare il
futuro", Briziarelli in conclusione ha ricordato alcune delle
linee guida per lo sviluppo regionale, sintetizzate in 17
progetti bandiera illustrati nelle Studio "Umbria 2032".
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