"Nel 2023 i cittadini italiani
hanno versato di tasca propria 1.029 milioni di euro di
differenziale di prezzo per ritirare il farmaco 'brand' - più
costoso - invece che il generico-equivalente, a minor costo,
interamente rimborsato dal sistema sanitario nazionale. Per
l'Umbria, il differenziale pagato dai cittadini nel 2023 ammonta
a 15.994.520 euro": lo ha reso noto l'assessore regionale alla
Salute, Luca Coletto, nel corso dell'incontro 'Il ruolo sociale
del farmaco equivalente - call to action', promosso a Perugia da
Motore Sanità con il contributo di Teva, proprio con l'obiettivo
di concordare azioni concrete per promuovere l'assunzione e la
prescrizione dei farmaci equivalenti, riducendo i costi per i
cittadini e migliorare così anche l'accesso alle cure.
L'iniziativa ha visto la presenza dei principali stakeholder del
mondo della sanità e dei rappresentanti delle aziende sanitarie
umbre.
"Il dato paradossale - ha detto l'assessore Coletto - è che
la spesa per la compartecipazione risulta generalmente più
elevata nelle regioni a basso reddito. E' evidente quindi, che
in Italia e di conseguenza in Umbria, persiste ancora un
pregiudizio diffuso verso i farmaci equivalenti che
rappresentano un'opportunità per garantire la presenza sul
mercato di validi strumenti terapeutici e, contestualmente,
liberare risorse economiche da investire nei farmaci innovativi.
Inoltre, considerato il problema sempre più diffuso della
carenza dei medicinali di uso comune, la disponibilità sul
mercato nazionale di farmaci equivalenti permette, nella maggior
parte delle situazioni di carenza, di garantire comunque ai
cittadini l'accesso alle cure".
"Tra le iniziative che la Regione Umbria ha messo in campo
per favorire la prescrizione di questi medicinali - ha spiegato
Coletto - c'è anche quella di fornire periodicamente ai medici
prescrittori tabelle di confronto con i costi/terapia dei vari
farmaci appartenenti alla stessa classe terapeutica, per
orientare la prescrizione verso quei prodotti che, a parità di
efficacia e sicurezza, hanno un costo/terapia più vantaggioso
per il Sistema sanitario regionale. Purtroppo rispetto ai
farmaci equivalenti c'è ancora molta mancanza di informazione e
in questo senso, è indispensabile fare formazione anche verso i
medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i
farmacisti che sono in prima linea in questo importante percorso
di educazione della cittadinanza".
Nel corso dell'incontro è emerso che l'ultima analisi
pubblicata dall'Agenzia italiana del farmaco (Osmed-Aifa 2022)
documenta che in Italia si registra ancora una bassa incidenza
della spesa per i farmaci equivalenti rispetto agli altri Paesi
europei, risultando terz'ultima nel confronto con altri nove
Paesi analizzati (Austria, Belgio, Germania, Gran Bretagna,
Francia, Polonia, Portogallo, Svezia e Spagna). Dati più
recenti, confermano che quasi un cittadino su tre nutre ancora
dubbi sul fatto che i farmaci equivalenti abbiano la stessa
efficacia di quelli cosiddetti "di marca" e uno su cinque
dichiara che il medico indica sul ricettario solo quest'ultima
tipologia.
Relativamente ai dati disponibili gennaio-dicembre 2022,
l'86,3% rispetto al totale delle unità di medicinali rimborsati
dal Ssn afferiscono all'area dei farmaci off-patent e di questi
il 29.5% sono rappresentati da generici-equivalenti
(Elaborazione Centro Studi Egualia su dati Iqvia).
L'Umbria - riferisce una nota della Regione - si colloca
leggermente al di sotto della media italiana, subito dopo la
Toscana e comunque migliore di altre regioni del Centro Italia.
C'è un dato positivo: nel 2024 in particolare nella provincia di
Perugia è stato registrato una crescita significativa nell'uso
dei farmaci equivalenti, con un aumento del 15% rispetto
all'anno precedente. Questa crescita è stata favorita da diverse
iniziative e campagne di sensibilizzazione mirate a informare i
cittadini sui benefici dei farmaci equivalenti, sia in termini
di efficacia che di risparmio economico.
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