Sono 13 gli indagati, nell'ambito dell'inchiesta che ha portato al sequestro preventivo di due cave a Issogne, ponendo i sigilli anche ai relativi macchinari. Tra gli indagati, a vario titolo, anche il dirigente regionale della struttura Economia circolare, rifiuti, bonifiche e attività estrattive dell’assessorato Opere pubbliche, Luigi Pietro Bianchetti. Gli inquirenti ipotizzano, tra l’altro, carenze per quanto riguarda l’aspetto amministrativo. I sigilli sono stati posti a una cava di marmo dei fratelli Dal Bosco e a una della società Cave Priod.
Tra le persone coinvolte nell'inchiesta sono diverse quelle di fuori regione: acquistavano la 'pietra verde' per lavorarla e destinarla spesso a usi decorativi. Durante gli accessi, i carabinieri hanno trovato delle fibre di materiale che, in base a una prima ipotesi investigativa, potrebbe essere ricondotto all'amianto e sul quale sono in corso delle analisi. Le indagini della procura di Aosta sono partite lo scorso autunno a seguito di una segnalazione poi inoltrata ai militari dell'Arma.
L'inchiesta è stata condotta dal Gruppo carabinieri di Aosta e dal Nucleo operativo ecologico carabinieri di Torino, con il supporto di Arpa Valle d'Aosta e Arpa Liguria. L'indagine ipotizza reati contro la salute pubblica e dei lavoratori.
"Nello specifico - si legge in una nota - sono state trovate fibre di materiale pericoloso all'interno di pietrisco prodotto in una cava in territorio valdostano, nella zona della bassa valle. Le risultanze investigative hanno portato alla emersione di un quadro indiziario da cui emergerebbe che tale materiale sarebbe stato estratto e commercializzato senza il rispetto delle norme di sicurezza, con particolare riferimento alla 'pietra verde'". Quindi "gli elementi raccolti hanno poi condotto a ulteriori approfondimenti in tema anche di sicurezza dei lavoratori, avvalendosi della collaborazione di Arpa Piemonte - Centro Regionale Amianto (Cra) e della struttura complessa di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (Spresal) di Aosta".
Sono anche state eseguite numerose attività di perquisizione e sequestro probatorio in oltre 90 "bersagli" su tutto il territorio nazionale "al fine di identificare e bloccare la diffusione di materiale potenzialmente pericoloso". I reati ipotizzati sono "Rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro", "Inquinamento ambientale", "Inquinamento ambientale colposo", "Frode in commercio", "Attività di gestione di rifiuti pericolosi non autorizzata", "Sanzioni per il datore di lavoro e il dirigente", "Contravvenzioni commesse dai datori di lavoro, dai titolari, dai dirigenti e dai direttori responsabili" relativa "alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive a cielo aperto o sotterranee".
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