"Le preferenze sono come la pizza e
il mandolino: una tipicità italiana che non esiste nelle altre
democrazie europee, se non in rari casi". Così il presidente del
Consiglio Valle, Alberto Bertin (Fp-Pd), durante il dibattito
sulla legge elettorale. "La precedente legge elettorale, che
conteneva la preferenza unica, è stata il frutto di un preciso
periodo storico che ha portato a una convergenza molto ampia e
trasversale alle varie forze politiche. Nel 2019 il testo è
stato approvato a larga maggioranza, votato anche dalle forze
politiche che oggi forse non più memori, avversano la loro
stessa scelta. Con il mutare dei tempi, cambiano anche le leggi.
Ci è stata rappresentata da più parti la difficoltà oggettiva di
fare le liste elettorali, e la preferenza unica in caso di
election day è un ostacolo a trovare candidati; la
rappresentanza di genere oggi assume una valenza diversa
rispetto al passato. A chi lamenta la mancanza della
governabilità ricordo che le leggi elettorali non determinano la
stabilità, al limite la possono favorire. Questo testo è ciò che
il Consiglio è riuscito ad esprimere in questa legislatura.
Nessuno ne è entusiasta, neanche io, ma questa è realisticamente
la situazione".
"La nostra legge non ha la pretesa di essere una riforma ma
introduce dei cambiamenti come l'innalzamento delle preferenze.
Il superamento della preferenza unica è l'unico dato che
sostanzialmente era presente anche in tutti gli altri testi di
legge", ha detto il capogruppo Uv, Aurelio Marguerettaz.
Riguardo alla questione dell'elezione diretta del presidente
della Regione, ha aggiunto: "In una Regione come la nostra, in
cui il presidente ha un potere decisamente più importante
rispetto a qualsiasi altro potere, con l'elezione diretta e
tutte le attribuzioni riconosciutegli di conseguenza, rischia di
diventare un intoccabile".
"La politica è l'arte del compromesso finalizzato ad assumere
decisioni a favore della comunità e questa norma, se non
rispecchia il punto di vista di nessuno, rispecchia, seppur in
modo parziale, quello di tutti. Un testo che non si può
attribuire solo a una forza politica ma a tutte le quelle che si
sono impegnate per la sua stesura", ha detto il capogruppo di
Pla, Aldo Di Marco, dichiarandosi "soddisfatto" del contributo
dato alla legge.
"Come gruppo Fp-Pd avevamo fatto una proposta ambiziosa e
legata a temi che sentiamo nostri, come quello della doppia
preferenza di genere e la presenza di entrambi i generi in
giunta: una proposta che voleva essere un punto di partenza,
consapevoli che sarebbe stato difficile mettere insieme tutte le
richieste dei gruppi. Senza remore l'abbiamo poi ritirata,
convinti come siamo che in quest'Aula ci si debba confrontare
per cercare, anche in modo estenuante, dei punti di contatto,
perché le riforme non sono un patrimonio di qualcuno, ma di
tutti e dei valdostani", ha sottolineato Paolo Cretier,
capogruppo di Fp-Pd.
La capogruppo di Pcp, Erika Guichardaz, ha parlato di
"dibattito surreale e di brutta pagina della politica. Le leggi
elettorali normalmente vengono discusse tra le forze politiche e
si cercano di condividere anche con le minoranze e le forze
presenti fuori da questo Consiglio regionale, per avere il più
ampio consenso possibile, ma la solita arroganza della
maggioranza ha impedito tutto questo". Quindi ha aggiunto:
"Oggi, coerentemente con quanto mi chiede Valle d'Aosta Aperta
non voterò la proposta di legge che avevamo presentato ad aprile
perché aveva lo scopo di far esprimere i cittadini: era stata
depositata perché si voleva un referendum. Mi spiace che non sia
stata data quella possibilità ai cittadini perché secondo me
poteva anche stupirci l'esito".
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