(di Fausto Gasparroni)
Un appello, rivolto alla diocesi e
alla cittadinanza, affinché in una città come Roma di possa
"fare rete", evitando le vecchie contrapposizioni, inutili e che
di norma "non aiutano". La necessità di un risveglio della
"speranza", legata all'imminente Giubileo. E l'accento sulle
troppe disuguaglianze sociali esistenti nella Capitale, in
particolare sulla povertà "abitativa", che a Roma sta diventando
"una polveriera".
E' con questi pensieri e questo spirito, relativi al suo
ruolo e alla sua nuova carica, che uno dei 21 cardinali che
vengono creati oggi da papa Francesco nel Concistoro - il
vicario del Pontefice per la diocesi di Roma, Baldassare Reina -
si prepara a indossare la porpora.
"Lo spirito è quello di un servizio indefesso, questa è una
città che richiede un grande spirito di sacrificio - dice Reina
in un colloquio con l'ANSA a poche ore dal Concistoro -. Al
cardinale vicario è chiesto di ricucire tante trame. Quella con
i sacerdoti, con le parrocchie, con le istituzioni, che hanno
una presenza rilevante nella nostra città, con le autorità. E'
un uomo che è chiamato a fare rete, mi sento di usare questa
espressione, e io lo sto chiedendo ormai da un mese a questa
parte: abbiamo bisogno di fare squadra".
"Proprio perché le problematiche sociali e anche ecclesiali
sono notevoli, abbiamo bisogno di sentirci all'interno della
stessa barca, e di lavorare, ognuno con le proprie
responsabilità, le proprie specificità, però di farlo. Ecco a
volte tante contrapposizioni hanno segnato anche questa città e
le contrapposizioni non aiutano", spiega il neo-cardinale.
Siciliano di San Giovanni Gemini (Agrigento), 54 anni
compiuti il 26 novembre, Baldassare Reina - per tutti "Baldo" -
è dal 6 ottobre scorso vicario generale per Roma, succedendo
così al card. Angelo De Donatis, e dal 25 ottobre arciprete di
San Giovanni in Laterano, dopo essere stato in precedenza
ausiliare e vicegerente della diocesi. E a proposito dell'evento
di valenza globale e dal grande afflusso di pellegrini che sta
per interessare Roma, il Giubileo 2025 dedicato alla "speranza",
risponde anche su quali speranze bisogna riportare sia nella
città che a livello più complessivo.
"In generale - afferma - penso che questo sia un tempo
segnato dall'assenza di speranza. Diceva un teologo del secolo
corso che i due peccati contro la speranza sono da una parte la
rassegnazione e dall'altra la presunzione. Io li vedo entrambi,
sono molto striscianti, molto presenti. C'è tanta rassegnazione
in tante persone che purtroppo pensano di non farcela o che
addirittura hanno perso il senso della vita. E questo è molto
grave. Dall'altra parte la presunzione di chi pensa di
affermarsi senza Dio, a prescindere da Dio". "Ecco, la speranza
cristiana - spiega Reina - è quella certezza che ti fa
riconoscere che con la presenza di Dio puoi andare avanti, puoi
affrontare tutte le sfide che la vita ti mette davanti. E questa
è la grande speranza che abbiamo bisogno di affermare".
La diocesi esce anche da un cammino di diversi mesi, coronato
da un convegno in Laterano con papa Francesco, sul tema delle
disuguaglianze e delle povertà. Di che cosa hanno più bisogno
Roma e la sua popolazione in relazione a questo problema?
"Abbiamo voluto ricordare il convegno del '74 promosso a Roma
dal cardinal Poletti con la spinta di grandi sacerdoti come
Luigi Di Liegro, uno per tutti - ricorda il vicario del Papa -.
A distanza di 50 anni abbiamo notato come anche oggi ci sono
tante forme di povertà, che abbiamo messo sotto il denominatore
comune delle disuguaglianze. Ecco, riteniamo che ci siano tante
disuguaglianze, ne stiamo parlando con le autorità".
"E una delle povertà più gravi che ci preoccupa è quella
abitativa - aggiunge Reina -. Il problema dell'abitare a Roma
sta diventando davvero una polveriera. E lo stiamo affrontando,
ripeto, in dialogo costante con le istituzioni: nella speranza
che chi non ha casa o chi la casa la perde possa avere al più
presto delle risposte concrete".
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