(di Fausto Gasparroni)
Nel primo dei 36 grandi
eventi di questo Anno Santo 2025, il Giubileo del Mondo della
Comunicazione, papa Francesco incontra nella Sala Nervi 10mila
giornalisti e rappresentanti dei media provenienti da ben 138
paesi. E oltre a ringraziare i reporter che nel mondo mettono a
rischio la propria vita e a ricordare quanti l'hanno persa in un
anno che è stato "uno dei più letali per i giornalisti", lancia
un forte appello per la liberazione dei cronisti "ingiustamente
incarcerati" e per la salvaguardia della libertà di stampa e di
manifestazione del pensiero.
Il Pontefice, giunto nell'Aula Paolo VI a chiusura dell'
incontro moderato da Mario Calabresi, cui sono intervenuti sui
temi del rapporto tra comunicazione e democrazia,
applauditissimi, la giornalista filippino-statunitense Maria
Ressa, Nobel per la Pace nel 2021, e lo scrittore
irlandese-statunitense Colum McCann, non legge il suo discorso e
lo fa consegnare, dilungandosi però poi nei saluti personali e
nelle strette di mano ai presenti.
"Il vostro è un lavoro che costruisce: costruisce la società,
costruisce la Chiesa, fa andare avanti tutti - si limita a dire
in un breve saluto 'a braccio' -. A patto che sia vero. 'Padre,
io sempre dico le cose vere'. Ma tu sei vero? Non solo le cose
che tu dici, ma tu nel tuo interiore sei vero? E' una prova
anche grande". Secondo Francesco, che ringrazia dicendosi
"contento di questo Giubileo del comunicatore", inoltre, "saper
comunicare è una grande saggezza" e "comunicare è una cosa di
divinità".
Nel testo preparato per l'occasione il Papa rileva che "il
Giubileo si celebra in un momento difficile della storia dell'
umanità, con il mondo ancora ferito da guerre e violenze, dallo
spargimento di tanto sangue innocente". Per questo "voglio prima
di tutto dire grazie a tutti gli operatori della comunicazione
che mettono a rischio la propria vita per cercare la verità e
raccontare gli orrori della guerra". E ricorda "nella preghiera
tutti coloro che hanno sacrificato la vita in quest'ultimo anno,
uno dei più letali per i giornalisti - ha aggiunto il Pontefice
-. Preghiamo in silenzio per i vostri colleghi che hanno firmato
il loro servizio con il proprio sangue".
Francesco ricorda quindi "anche tutti coloro che sono
imprigionati soltanto per essere stati fedeli alla professione
di giornalista, fotografo, video operatore, per aver voluto
andare a vedere con i propri occhi e aver cercato di raccontare
ciò che hanno visto. Sono tanti!". E chiede "a chi ha potere di
farlo che vengano liberati tutti i giornalisti ingiustamente
incarcerati": "la libertà dei giornalisti fa crescere la libertà
di tutti noi. La loro libertà è libertà per ognuno di noi",
afferma.
Segue, da parte del Pontefice, l'appello a che "sia difesa e
salvaguardata la libertà di stampa e di manifestazione del
pensiero insieme al diritto fondamentale a essere informati".
"Senza questo - avverte -, rischiamo di non distinguere più la
verità dalla menzogna; senza questo, ci esponiamo a crescenti
pregiudizi e polarizzazioni che distruggono i legami di
convivenza civile e impediscono di ricostruire la fraternità".
Bergoglio indica ai giornalisti che i loro "strumenti di
lavoro", prima ancora delle parole e delle immagini, sono "lo
studio e la riflessione, la capacità di vedere e di ascoltare;
di mettervi dalla parte di chi è emarginato, di chi non è visto
né ascoltato". E anche "di far rinascere - nel cuore di chi vi
legge, vi ascolta, vi guarda - il senso del bene e del male e
una nostalgia per il bene che raccontate e che, raccontando,
testimoniate".
Con parole forti, il Papa si scaglia contro "quella
'putrefazione cerebrale' causata dalla dipendenza dal continuo
scrolling, 'scorrimento', sui social media", invitando a
"lavorare, tutti insieme, alla formazione, soprattutto dei
giovani": in particolare per "un'alfabetizzazione mediatica, per
educarci ed educare al pensiero critico, alla pazienza del
discernimento necessario alla conoscenza".
Il richiamo finale è quindi ad "ascoltare con il cuore,
parlare con il cuore, custodire la sapienza del cuore,
condividere la speranza del cuore". "Raccontate anche storie di
speranza, storie che nutrono la vita. Il vostro 'storytelling'
sia anche 'hopetelling'", conclude Francesco, secondo cui
"raccontare la speranza significa vedere le briciole di bene
nascoste anche quando tutto sembra perduto, significa permettere
di sperare anche contro ogni speranza".
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