(di Fausto Gasparroni)
Alla vigilia del Giorno
della Memoria, papa Francesco lancia il suo forte richiamo
affinché l'"orrore" della Shoah non sia mai "né dimenticato né
negato". E fa appello a una collaborazione collettiva per
"debellare la piaga dell'antisemitismo".
"Guerre, ingiustizie, dolore, morte non avranno l'ultima
parola", dice dapprima il Pontefice nella messa in San Pietro
per la Domenica della Parola di Dio, che conclude anche il
Giubileo della Comunicazione, cui hanno partecipato in tre
giorni comunicatori e giornalisti di tutto il mondo.
"Domani ricorre la Giornata Internazionale di Commemorazione
in memoria delle vittime dell'Olocausto: ottant'anni dalla
liberazione del Campo di concentramento di Auschwitz", ricorda
quindi il Pontefice all'Angelus. "L'orrore dello sterminio di
milioni di persone ebree e di altre fedi avvenuto in quegli anni
non può essere né dimenticato né negato", afferma.
"Ricordiamo anche tanti cristiani, tra i quali numerosi
martiri", prosegue Francesco, che rinnova il suo appello
"affinché tutti collaborino a debellare la piaga
dell'antisemitismo, insieme ad ogni forma di discriminazione e
persecuzione religiosa". "Costruiamo insieme un mondo più
fraterno, più giusto, educando i giovani ad avere un cuore
aperto a tutti, nella logica della fraternità, del perdono e
della pace", è la sua esortazione.
Bergoglio vuol ricordare anche "la brava poetessa ungherese
Edith Bruck, che abita a Roma. Lei ha sofferto tutto questo.
Oggi, se volete, potete ascoltarla nel programma 'Che tempo che
fa'. È una brava donna".
Sempre all'Angelus il Papa leva la sua voce sul "conflitto in
corso in Sudan, iniziato nell'aprile 2023", che "sta causando la
più grave crisi umanitaria nel mondo, con conseguenze
drammatiche anche nel Sud Sudan". "Sono vicino alle popolazioni
di entrambi i Paesi - assicura - e le invito alla fraternità,
alla solidarietà, ad evitare ogni sorta di violenza e a non
lasciarsi strumentalizzare".
Francesco ribadisce "l'appello alle parti in guerra in Sudan
affinché cessino le ostilità e accettino di sedere a un tavolo
di negoziati". Ed esorta "la comunità internazionale a fare
tutto il possibile per far arrivare gli aiuti umanitari
necessari agli sfollati ed aiutare i belligeranti a trovare
presto strade per la pace".
Il Pontefice dice anche di guardare "con preoccupazione alla
situazione della Colombia, in particolare nella regione del
Catatumbo, dove gli scontri tra gruppi armati hanno provocato
tante vittime civili e più di trentamila sfollati". "Esprimo la
mia vicinanza a loro e prego". Parole di partecipazione di
Francesco vanno quindi all'odierna Giornata mondiale dei malati
di lebbra, in cui incoraggia "quanti operano in favore dei
colpiti da questa malattia a proseguire il loro impegno,
aiutando anche chi guarisce a reinserirsi nella società. Non
siano emarginati!".
E dopo il saluto ai giornalisti e agli operatori della
comunicazione che hanno vissuto in questi giorni il loro
Giubileo, che il Papa richiama "ad essere sempre narratori di
speranza", la scena va a un ragazzo e una ragazza dell'Acr di
Roma, che si affacciano alla finestra col Pontefice a
conclusione della loro 'Carovana della Pace'.
Incoraggiato dal Papa, il ragazzo legge il messaggio dei
giovani Acr: "Possiamo dirti un sogno? Stamattina in piazza,
insieme, noi dell'Azione Cattolica dei Ragazzi abbia gridato
forte il nostro desiderio di pace. Quanto sarebbe bello se anche
i grandi della terra passassero la Porta Santa, mano nella mano!
E' un sogno sì, ma ci crediamo tanto. Sarebbe un regalo se
passassero la Porta Santa, ripensando a tutti i bambini vittime
della violenza, soli o malati, segnati dalla guerra e pensando
alle lacrime di tante mamme, papà, nonni e nonne. Così
riuscirebbero a far star zitte le armi!".
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