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La suora che salvò Francesco dalla polmonite

La suora che salvò Francesco dalla polmonite

Aveva 21 anni, era un giovane seminarista a Buenos Aires

20 febbraio 2025, 18:08

di Fausto Gasparroni

ANSACheck
Suor Cornelia Caraglio, che nel 1957 salvò Francesco dalla polmonite - RIPRODUZIONE RISERVATA

Suor Cornelia Caraglio, che nel 1957 salvò Francesco dalla polmonite - RIPRODUZIONE RISERVATA

Non è la prima volta che papa Francesco, ora ricoverato al Gemelli, soffre di polmonite. E quando gli capitò all'età di 21 anni, nel 1957, da giovane seminarista a Buenos Aires, rischiò perfino di non farcela. A salvargli la vita - ha raccontato più volte Bergoglio - fu una suora di origine italiana, anzi come lui piemontese, suor Cornelia Caraglio, che gli somministrò le dosi sufficienti di farmaci, anche opponendosi al parere dei medici.

Fu in quelle circostanze, tra l'altro, che il giovane Jorge Mario fu sottoposto a un'operazione in cui gli fu asportato un lobo del polmone destro. Francesco ne parlò dapprima il 15 dicembre 2016 durante l'udienza nell'Aula Paolo VI. "A 21 anni ho avuto una polmonite gravissima e non si sapeva cosa fosse. Sono andato in ospedale e subito mi hanno tolto tanto liquido dal polmone, e il dottore ha detto: gli dia un milione di unità di penicillina e 500 mila di un altro farmaco e se ne è andato. E la suora, che era infermiera, ha detto all'altra infermiera: 'tre milioni e un milione', perché aveva il fiuto della situazione. E così voi, avere il fiuto della malattia", disse. "Io non sparlo contro i medici - disse allora sorridendo -, sono bravi eh, ma le infermiere, gli infermieri, per quella vicinanza che hanno col malato, hanno una qualità speciale per accompagnare e anche per guarire, per la vicinanza, questo è importante".

Francesco tornò sull'argomento il 3 marzo 2018, sempre nella Sala Nervi. "Con il vostro permesso - disse allora -, io vorrei rendere omaggio a un'infermiera che mi ha salvato la vita. Era un'infermiera suora: una suora italiana, domenicana, che è stata inviata in Grecia come professoressa, molto colta... Ma sempre come infermiera poi è arrivata in Argentina. E quando io, a vent'anni, ero in punto di morte, è stata lei a dire ai dottori, anche discutendo con loro: 'No, questo non va, bisogna dare di più'. E grazie a quelle cose, io sono sopravvissuto. La ringrazio tanto! La ringrazio. E vorrei nominarla qui, davanti a voi: suor Cornelia Caraglio".

Nell'intervista dell'agosto 2021 all'emittente cattolica spagnola Cope, il Papa - che era stato operato il mese precedente al colon al Policlinico Gemelli - disse che anche in quell'occasione, come nel caso della suora, era stato un infermiere a salvargli la vita, consigliandogli appunto di operarsi. Ed è stato il 7 febbraio del 2024 che, al termine dell'udienza generale, Bergoglio ha potuto incontrare e abbracciare i parenti di suor Caraglio, una decina di persone, giunte dalla provincia di Cuneo.

"Era una suora tosta, in gamba, coraggiosa, determinata", spiegava a Telepace e a Vatican News il parroco della cattedrale di Alba, don Dino Negro, che accompagnava il gruppo: "Suor Cornelia incarna perfettamente la caparbietà piemontese". Fu una sua scelta personale quella di insistere con le cure all'allora seminarista Bergoglio, nonostante i medici avessero perso le speranza. "Siamo orgogliosi di avere nella nostra dinastia una persona che è riuscita a fare una cosa così grande", aggiungeva la cugina di suor Cornelia, Laura Caraglio, anche lei proveniente da Beinette, il paese natio della religiosa: "Grazie a lei oggi abbiamo un grande Papa".

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